Ancora segnali di allarme da “spread” e Borsa sulla difficile strada del governo “giallo-verde”

E’ stata una giornata veramente dura per l’impennata dello spread (il divario) tra i Buoni del tesoro poliennali e i Bund tedeschi, arrivato a toccare i 216 punti base, ai massimi da febbraio del 2014, rallentando poi  la corsa solo sul finale scendendo a 204 punti base. Negli ultimi scambi si è raffreddato anche il rendimento del decennale italiano, al 2,43% negli ultimi scambi dopo aver sfondato oggi quota 2,50%.

Anche la Borsa di Milano ha sofferto, recuperando un po’ sul finale; ma ha chiuso in rosso, in attesa – sostengono gli esperti – della formazione del nuovo governo. Nell’ultima seduta della settimana l’indice Ftse Mib ha terminato le contrattazioni in perdita dell’1,54% a 22.398 punti.

La presidenza bulgara di turno del Consiglio europeo però voluto gettare acqua sul fuoco: «I processi politici in Italia sono una cosa normale perché stanno accadendo nel rispetto dell’ordinamento giuridico italiano. Siamo convinti che il nuovo governo italiano manterrà o rispetterà le normative nazionali ed europee», ha detto il ministro delle Finanze Vladislav Goranov.

Secondo alcuni osservatori (interessati o sospetti) le rassicurazioni all’Europa offerte da Giuseppe Conte nell’accettare l’incarico di formare il governo con riserva avrebbero garantito una tregua di poche ore, tregua saltata dopo che il segretario della Lega Matteo Salvini ha affermato in un video che «il prossimo governo farà l’opposto di quello che l’Ue ha minacciato negli ultimi anni».

Se preoccupano gli investitori, le parole di Salvini e la difesa della scelta a ministro dell’Economia di Paolo Savona, economista che ha espresso posizioni critiche sugli attuali assetti e squilibri dell’Eurozona, le istituzioni europee celano a stento la tensione. A partire dalla Bce, reduce dall’esperienza del governo di Tsipras e del braccio di ferro con la Grecia,  che vide momenti drammatici. Il vicepresidente uscente, Vitor Constancio, avverte che i rischi di contagio dall’Italia “non sono completamente eliminati” e che la fiammata del rendimento decennale “non è cosa enorme, ma certamente uno sviluppo significativo e un potenziale motivo di preoccupazione”.

Indubbiamente se Salvini risparmiasse le sue sparate propagandistiche, impastate di demagogia,  faciliterebbe il difficile compito di Giuseppe Conte e del presidente della Repubblica nella faticosa navigazione verso la formazione di un governo guardato con sospetto già per la sua eterogenea composizione basata su due forze (Lega e M5s) molto diversa tra loro e unite in questa fase da un progetto osteggiato da larga parte della politica tradizionale e dai mass media che la sostengono.

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