Ancora critiche alla scelta di “maternità surrogata” di Nichi Vendola

President of Puglia region and leader of Sel, Nichi Vendola (L), prior the vote for the centre-left primary in Terlizzi, near Bari, Italy, 25 November 2012. ANSA/LUCA TURI
Nichi Vendola e il suo compagno Ed, padre biologico del loro figlio Tobia

La scelta di Nichi Vendola continua a far discutere e a provocare prese di posizione anche molto dure. Eccone alcune altre, dopo quelle che abbiamo riportato ieri.

Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e membro dei direttorio del M5s: «Non possiamo aprire i supermarket dell’utero in affitto, del ‘codice a barre’ del bambino. I supermarket dell’utero in affitto vanno chiusi. I bambini non si comprano”. Poi sostiene: “Per le coppie omosessuali l’adozione sic et simpliciter va affrontata con un referendum popolare. Se parliamo di temi etici così importanti è giusto coinvolgere il popolo italiano».

Angelino Alfano, ministro dell’Interno e leader del Nuovo centrodestra: «Ribadiamo il nostro no a ogni forma di adozione da parte di coppie formate da persone dello stesso genere. Siamo al lavoro su due disegni di legge: il primo sull’utero in affitto come reato universale (punibile in Italia anche se commesso all’estero); il secondo sulle misure di sostegno fiscale alla famiglia e di aiuto alla natalità, perché un paese che non fa figli è un paese senza futuro».

Beppe Grillo, leader del M5s: «C’è qualcosa del concetto di utero in affitto che mi spaventa, e non ha nulla a che fare con l’omosessualità oppure l’eterosessualità. Mi spaventa la logica del “lo facciamo perché è possibile”. Mi spaventa l’idea di un sentimento low cost. Quanto è lontano Nichi Vendola da quello che sta succedendo nel mondo reale per permettersi di comportarsi come una majorette».

 Marco Tarquinio, direttore dell’Avvenire, giornale dei vescovi: «Il triste mercato dell’umano cresce, e ha ingressi di destra e di sinistra. Si smetta di chiamarli diritti come nel linguaggio politicamente corretto usato in particolar modo dai notiziari del servizio pubblico radiotelevisivo. Un fenomeno impressionante di camuffamento della dura realtà della cosificazione di una madre senza nome, senza volto e ridotta a pura esecutrice di un contratto padronale. Un contratto siglato da un politico di sinistra che ha contribuito a ‘comprare’ gli ovociti di una donna e il corpo di una madre».

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