ORA DI PUNTA/ “Liberi e Uguali” alla ricerca degli elettori “smarriti”

di STEFANO CLERICI -Secondo un recente sondaggio, pubblicato da Repubblica, sui motivi per cui gli italiani disertano le urne, risulta che il 37 % di loro non va a votare per “protesta contro il sistema”; il 34% perché “anche se votassi non cambierebbe nulla”; il 32% perché “non c’è nessun partito che mi rappresenti”.

E’ qui, in questo “bosco”, che una formazione politica come “Liberi e uguali” deve addentrarsi, con fiducia e con pazienza, alla ricerca degli elettori “smarriti”.

Del resto, voler strappare oggi consensi a questo Pd è impresa ardua. Perché il PdR, il partito di Renzi, non ha più nulla a che vedere con i valori e gli ideali della sinistra, che vede anzi come il fumo agli occhi. Perciò, chi decide di votarlo ha già fatto una scelta ben precisa, non certo a sinistra.

Tentare la stessa operazione con i Cinque Stelle è altrettanto complicato. Il movimento creato da Beppe Grillo e oggi affidato al giovane Luigi Di Maio, è veramente un’Arca di Noè, con dentro gente di tutte le specie. Ma – sbaglierò – la gran parte dei suoi elettori ha in sé, più o meno consapevolmente, un pericoloso mix di superbia e di giacobinismo, assai più vicino alla destra che alla sinistra. Chi decide con raziocinio di votare un partito che non conosce, quasi disprezza, la democrazia interna, che caccia i dissidenti, che nei giudizi usa due pesi e due misure, che non accetta critiche né alleanze o compromessi, come se loro fossero la “razza pura”, ebbene difficilmente potrà scegliere un partito che si ispira con orgoglio al socialismo moderno e riformista, senza rinnegarne, nel bene e nel male, né la storia né le tradizioni.

Dunque – come d’altronde ha spesso ripetuto Pierluigi Bersani – è soprattutto nel “bosco” che “Liberi e uguali” deve compiere la sua missione.

Ma come convincere quei milioni di elettori a “tornare a casa”? Come ridare loro fiducia? Innanzi tutto, secondo noi, con una campagna elettorale che sfati la leggenda del voto utile. Sui giornali e in tv, in ogni intervista o dibattito, i rappresentanti di tutti i partiti continuano a fare i loro discorsi come se la nuova legge elettorale non fosse mai stata approvata, come se si votasse come cinque anni fa . Il “Rosatellum”, inopinatamente voluto dal Pd, è una legge sostanzialmente proporzionale (la parte maggioritaria, con collegi e coalizioni, è ridotta a un terzo), quindi l’affermazione che se voti per Tizio avvantaggi l’avversario Caio è un falso. O una fake news, come si usa dire adesso.

Poi, con una campagna elettorale che non sia all’inseguimento degli altri. Che non sia fatta di mirabolanti e irrealizzabili promesse (che sono proprio quelle che hanno spinto tanta gente a rifugiarsi nel “bosco”) ma si basi invece su poche cose concrete e capaci di dare una precisa identità a chi chiede il voto e a chi glielo dà. Quell’identità che molti partiti hanno offuscato o cancellato per libera scelta, snaturando se stessi o imbarcando di tutto sull’Arca di Noè, al grido di “destra o sinistra  per me pari sono”. Pensiamo, ad esempio, ai diritti civili e allo ius soli, a una seria lotta all’evasione fiscale, a tasse progressive (e non uguali per poveracci e miliardari) che riducano privilegi e diseguaglianze, a investimenti (privati ma anche pubblici) che ridiano fiato alle imprese (ma senza regali) e disegnino un futuro per le giovani generazioni, senza dar loro una “paghetta” (o  una “pagona” lasciandoli a casa). Senza se e senza ma, senza ammiccamenti, senza la paura del “politicamente scorretto”. E, soprattutto, con l’orgoglio di dire e di voler fare qualcosa di sinistra, cioè di veramente popolare. E’ questo il vero “richiamo della foresta” capace di chiamare a raccolta gli elettori dispersi.

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