AL VOTO! AL VOTO! MA PERCHÈ?

di ENNIO SIMEONE – Nel teatrino della politica italiana si sta svolgendo una commedia, che per benevolenza definiremo surreale, con commedianti, travestiti da politici, che ripetono ossessivamente che “gli italiani vogliono andare a votare” come se in questo paese non ci fossero elezioni ed urne aperte almeno una volta l’anno, per un motivo o per l’altro. In realtà sono loro che vogliono mandare ancora una volta gli italiani nei seggi sperando di ricavare un qualche vantaggio da elezioni politiche anticipate (di 6 mesi). Ma mentre questo obiettivo è comprensibile se perseguito da chi è all’opposizione, è assolutamente incomprensibile se perseguito dal segretario del partito che è al governo e che con elezioni anticipate potrebbe rischiare soltanto di essere relegato all’opposizione.

E invece il più accanito nella corsa all’approvazione di una legge elettorale prima dell’estate perché si possa votare in autunno, anziché nella primavera successiva, è proprio lui. Perché? Perché il suo obiettivo è lo stesso che si prefisse quando a Palazzo Chigi c’era un altro governo guidato dal Pd e capeggiato da Enrico Letta: prendere il posto di Paolo Gentiloni. Una squallida questione di potere persoinale? Sì, proprio una squallida questione di potere personale.

Ad aiutare il costituzionalista di Pontassieve, detto “Il Bomba”, si stanno adoperando sia Berlusconi (che conta di diventare la stampella del suo giovane emulo e ricavarne i relativi vantaggi), sia Salvini e la Meloni (che sperano di conquistare il ruolo di Berlusconi), sia i vari gruppi della sinistra (che marciano appassionatamente separati), sia Grillo (che spera che il M5s possa diventare il primo partito e guadagnare così l’incarico di governo per un suo esponente). Tutti agitando la bandiera del “cambiamento”. Ma quale cambiamento se loro sono sempre gli stessi?

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