Al sindaco di Riace revocati gli arresti domiciliari, ma imposto il divieto di risiedere in quel comune. E lui: “l’accoglienza continua”

Il sindaco di Riace Domenico Lucano, accompagnato da uno dei suoi legali, Andrea Daqua (a sinistra), arriva nel palazzo di Giustizia di Reggio Calabria (foto Ansa di Marco Costantino)

Il Tribunale della libertà di Reggio Calabria ha revocato gli arresti domiciliari per il sindaco di Riace, Domenico Lucano, ma  ha stabilito per lui il divieto di dimora nel comune di cui è sindaco, carica dalla quale è stato sospeso per decisione del prefetto di Reggio. Per quanto tempo non si sa.
Naturalmente Lucano ha ribadito che il modello di accoglienza e di integrazione dei migranti creato nel suo comune andrà avanti, ma senza i finanziamenti pubblici.

“Riace – ha detto in tarda mattinata il sindaco all’uscita dall’aula di giustizia – rappresenta un’idea che va contro la civiltà della barbarie. Anche senza contributi pubblici andiamo avanti lo stesso, da soli, perché negli anni abbiamo costruito dei supporti all’integrazione che oggi fanno la differenza”.

La chiusura dello Sprar, decisa dal ministero dell’Interno e la conseguente possibilità che i migranti che vivono a Riace – alcuni da anni – se ne possano andare, non lo spaventa. Anzi. Ha rivendicato lui la chiusura dello Sprar: “Voglio trasmettere questo messaggio  al Governo: vogliamo uscire dallo Sprar. Lo voglio io come volontà politica. Non voglio avere a che fare con chi non ha fiducia e con questo Governo, che spesso non rispetta i diritti umani”.

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