Accordo raggiunto nell’Ue sulla Gran Bretagna. Inciderà sul referendum del 23 giugno?

16/02/2016 Bruxelles, il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker riceve il primo ministro britannico David Cameron

Raggiunto nell’ Unione europea l’accordo sulla Gran Bretagna, che dovrebbe scongiurare il successo degli anti-europeisti nel referendum sull’uscita di Londra dalla Comunità convocato per il 23 giugno.  L’accordo prevede (vedi scheda grafica qui sotto) che la Gran Bretagna potrà attivare per 7 anni il cosiddetto ‘freno d’emergenza’ per l’accesso dei benefici al welfare. Nel testo dell’accordo con l’Ue, raggiunto dopo oltre 24 ore di negoziato, è precisato che la limitazione si applicherà “a tutti i lavoratori nuovi arrivati per un periodo di 7 anni”. L’accesso ai benefici è graduale nell’arco di quattro anni mentre la richiesta del premier Cameron era di 7 anni, rinnovabili per due periodi di 3 anni ciascuno.

Il pacchetto di proposte messo sul tavolo del Consiglio europeo per convincere la Gran Bretagna a restare nella Ue, dopo l'accordo di ieri notte (88mm x 120mm)

Cameron  conferma così su Twitter l’intesa: “Ho negoziato un accordo per dare al Regno Unito uno speciale status nella Ue. Lo sosterrò domani al consiglio dei ministri”. L’accordo tra Ue e Gran Bretagna entrerà in vigore solo quando il governo britannico comunicherà che il referendum avrà confermato la volontà di restare nella Ue. Nel testo dell’accordo è scritto che l’intero pacchetto di accordi, in caso contrario, “cesserà di esistere”.

Ora, ha detto poi il premier britannico in conferenza stampa alla fine del vertice europeo, “posso raccomandare di votare per la permanenza” della Gran Bretagna nella Ue. Quindi ha fatto alcune precisazioni: 1. la Gran Bretagna “non farà mai parte di un esercito europeo”; 2. “Saremo influenti nelle decisioni che ci interessano e avremo la possibilità di prendere iniziative, non parteciperemo ai salvataggi finanziari, all’euro e ai confini aperti”; 3. “Saremo protetti in modo permanente, la supervisione delle nostre banche resta a noi, l’Eurozona non sarà un blocco che può agire contro di noi e non saremo discriminati”.

“Come tutti i britannici – ha ancora affermato Cameron – avevo dubbi sulla Ue come organizzazione e ancora ce li ho, ma non bisogna starne fuori solo perché è frustrante, la risposta è stare in una Ue riformata”: lo evidenziato Cameron.

Prima pagina Ft, Cameron ottiene le riforme dall’Ue  – “Cameron incassa le riforme a Bruxelles per spianare la strada al referendum sull’Europa”. E’ il titolo di apertura del Financial Times, la cui prima pagina è stata appena twittata.

Renzi, ok intesa Brexit ma partita per Ue inizia adesso – “Bene l’accordo” tra Ue e Gb “ma la partita per l’Europa inizia adesso: deve fare di più su tutti i punti di vista”, a partire dai migranti. “Credo sia un buon compromesso, il bicchiere è più pieno che vuoto, direi tre quarti pieno” ha aggiunto Renzi, commentando l’accordoo. “Non penso sia un pastrocchio, qualche cultore può pensare che sia un precedente, ma penso sia stato meglio fare chiarezza con il Regno Unito che andare avanti con un atteggiamento ondivago”, ha concluso.

Consiglio dei ministri. Gli elettori britannici, come si è detto, saranno chiamati a votare il 23 giugno per il referendum sulla permanenza o meno del Regno Unito nell’Ue. Lo ha annunciato il primo ministro, David Cameron, dopo la riunione straordinaria del governo svoltasi oggi per valutare  l’accordo di Bruxelles della scorsa notte su quello che Downing Street definisce “il nuovo status speciale della Gran Bretagna” all’interno del Club dei 28.

Cameron è soddisfatto dell’accordo con l’Ue, però, secondo la Bbc, sono almeno sei i componenti del governo britannico – 5 ministri e un sottosegretario – che intendono votare a favore della Brexit (l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione) e in dissenso dal premier. che al referendum del 23 giugno inviterà gli elettori a votare sì sulla permanenza di Londra nell’Ue.  Il personaggio di maggior spicco tra i sei è Michael Gove, titolare della Giustizia. Ma pesano anche i nomi di Iain Duncan Smith (Lavoro), di John Whittingdale (Cultura) e di Chris Grayling, capofila storico degli euroscettici nel gabinetto. Sulla linea di Cameron, oltre a figure scontate come il cancelliere dello Scacchiere e alter ego del premier, George Osborne, si conferma invece la titolare dell’Interno, Theresa May, in passato in fama di euroscettica dura. Sicuro il sì all’Ue anche dell’emergente ministro della Attività Produttive, Sajid Javid, mentre non si è espresso – ma è ritenuto sul carro del premier, salvo sorprese – il collega degli Esteri, Philip Hammond, altro euroscettico storico.

Sondaggio: euroscettici in vantaggio di 2 punti – Fino a due giorni fa era ancora in vantaggio il fronte euroscettico in Gran Bretagna, ma solo di 2 punti, secondo un ultimo sondaggio diffuso mentre a Bruxelles si discuteva a oltranza un accordo fra il premier David Cameron e gli altri leader Ue. La rilevazione, condotta dall’istituto Tns fra l’11 e il 15 febbraio, accredita un 38% di favorevoli alla Brexit contro un 36% di filo-europei. Il 7% dichiara di non avere intenzione di votare, mentre resta un 23% d’indecisi, largamente determinante. Se si escludono gli astenuti potenziali, lo scarto a favore degli euroscettici – dati in vantaggio da quasi tutti i sondaggi recenti, ma con margini di variazione altissimi – sale a 3 punti percentuali.

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