A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n. 91) di LUCIO DE SANCTIS

A ruota liberaDiffusione del metano – Quasi un quarto dei distributori di metano presenti oggi in Italia sono stati aperti nel ultimi cinque anni. Nel nostro Paese, infatti, sono attualmente attivi 1.121 distributori di metano, dei quali 261 (e cioè il 23,3%) sono stati aperti dal 2011 al 2016. Questo dato, che è emerso durante il convegno “Mutamenti in corso” organizzato da Federmetano, rende l’idea di quanto la diffusione dei distributori di metano in Italia abbia subito una forte accelerazione negli ultimi anni.

“Insieme alla rete di distribuzione – sottolinea Dante Natali, presidente di Federmetano – è cresciuto anche il parco circolante di veicoli a metano, che è arrivato a sfiorare quota un milione, anche grazie all’aumento del numero di modelli a metano prodotti. E’ da segnalare, poi, anche il rapido sviluppo del settore del GNL (metano liquido): sono infatti 12 i distributori GNL già presenti sul mercato italiano, tutti nati in tempi recentissimi. Per continuare a crescere bisogna puntare su comparti che possono essere ancora sviluppati, come quello dei distributori di metano in autostrada, che oggi sono 42, di cui 25 nel Nord Italia, 11 nel Centro e 6 nel Sud”.

Protagonisti della crescita dei distributori di metano in Italia sono anche gli operatori di gruppi internazionali, come Gas Natural Vendita, che può contare oggi su una rete di 11 distributori, presenti soprattutto nelle regioni del Sud Italia, e su 17 distributori in fase di apertura. “La nostra politica di crescita – sottolinea Giovanni Papagni, gestione e sviluppo servizi energetici di Gas Natural Vendita Italia – ci ha portato ad investire in zone in cui la rete di distribuzione di metano era meno sviluppata, soprattutto nel Sud Italia, ed in pochi anni siamo stati in grado di diventare uno dei protagonisti di questo settore”.

Mo, mossa dal sole – Sul supplemento Green de La Stampa leggiamo che tra non molto dovrebbe debuttare sul mercato una interessante idea spagnola. Si chiama Mo, un’automobile che utilizza l’energia solare grazie ai pannelli fotovoltaici installati sul tetto. Un progetto innovativo che unisce lo sfruttamento di fonti di energia rinnovabili all’applicazione della filosofia del recupero essendo realizzata per l’80% con materiali riciclabili. Se a tutto questo si aggiunge un prezzo di vendita estremamente competitivo, soltanto 4.500 euro, e l’indiscutibile risparmio sul carburante, non si dovrebbe andare molto lontano dalla realtà definendo questo piccolo gioiellino la possibile auto del futuro. Per lo meno per ciò che concerne gli spostamenti cittadini brevi e che facilitati dalle dimensioni estremamente compatte del veicolo.
Nata interamente in Spagna presso la Evovelo di Malaga, Mo, come spiegato da Gonzalo Chòmon, direttore ricerca e innovazione della cooperativa spagnola, rappresenta una soluzione innovativa sotto tutti i punti di vista. Essendo classificata come veicolo elettrico leggero, infatti, può usufruire di tutte le agevolazioni dedicate a questa categoria, che sono davvero notevoli. In Spagna la vettura godrà dell’esenzione totale dal pagamento del bollo ed anche di quella dalla sottoscrizione di una polizza assicurativa. Quando arriverà in Italia i vantaggi saranno lievemente inferiori (la polizza RCA sarà, infatti, naturalmente obbligatoria) ma l’esenzione dal pagamento della tassa di circolazione per ben 5 anni certamente farà gola a molti.
Spinta da un propulsore elettrico, trifase brushless, alimentato con batterie al litio, garantisce un’autonomia di circa 90 chilometri ed una velocità di 50 Km/h. Per ricaricare completamente la batteria con la sola energia solare tramite i pannelli montati sul tetto occorrono circa 2 o 3 giorni ma nel caso si avesse la necessità di effettuare un rifornimento più rapido, le batterie, estraibili, possono essere ricaricate collegandole ad una normale presa domestica che permette, in una sola ora, di raggiungere il 90% di ricarica..

Reliant RobinLa più instabile – Si chiama Reliant Robin e, secondo Motori.it, è l’auto meno sicura di tutti i tempi. Realizzata dalla fabbrica inglese Reliant, attiva nel settore dal 1935 al 2002, la Robin è un veicolo a motore con sole tre ruote, pesante appena 450 kg a vuoto. Questo veicolo portava vantaggi economici nel Regno unito perché poteva essere immatricolato come un motociclo, ottenendo così un notevole risparmio di denaro rispetto ad automobile tradizionale. La Robin è equipaggiata con un motore 4 cilindri da 750 cc con 32 CV. L’unica ruota anteriore sostiene anche il propulsore posizionato ovviamente davanti, mentre la trazione si trova sull’asse posteriore. Queste caratteristiche rendono la vettura decisamente poco stabile e molto incline a pericolosi ribaltamenti.

Questo particolare veicolo fu prodotto a partire dal 1973, la licenza venne poi concessa all’azienda greca Mebea tra il ’74 e il ’78, mentre Badal lo produsse in India dal 1975 al 1980. Dopo un periodo di oblio, la Robin tornò sul mercato nel 1989, guadagnando un nuovo rivestimento realizzato in vetroresina e un inedito propulsore da 850 cc, mentre nel 1999 arrivano alcune modifiche estetiche come i proiettori anteriori presi in prestito dalla Opel Corsa.

Usato, occhio alle truffe – All’interno del settore auto, specie per quanto riguarda il mercato dell’usato, esistono alcune tipologie di truffe molto sfruttate e che sarebbe meglio conoscere prima  dell’acquisto di questo. Una delle truffe più diffuse è quella dei contachilometri portati indietro. Tramite appositi strumenti è possibile scalare togliere i chilometri desiderati fino a portare il mezzo  anche a chilometraggi incredibilmente bassi. Questa è una truffa molto famosa ma alcuni sembrano aver trovato piccoli consigli per smascherarla. Tutti i compratori al momento dell’acquisto propendono sempre verso un’auto con meno strada percorsa, in questo caso i chilometri reali sono molti di più (solitamente almeno 30.000 km) rispetto a quelli segnati dal conta chilometri in questione. Si può smascherare questa truffa tramite un paio di telefonate o portando il mezzo a revisionare presso un  meccanico di fiducia. Visualizzando il libretto, il registro di manutenzione e gli adesivi relativi alla revisione si possono già notare alcune incongruenze ad esempio tra i tagliandi effettuati ed il numero di chilometri indicati.

L’inganno dell’acquirente estero è una truffa molto meno diffusa rispetto alla precedente. Non sono moltissime infatti le persone che cadono ancora in questo tranello; la crescente informazione e la diffidenza sono stati in questo caso la prima arma di difesa del cittadino. La seguente truffa è ai danni del venditore; al momento della messa in vendita del mezzo verremo contattati da un presunto acquirente che si trova fuori Italia. Interessato ad acquistare l’auto senza vederla personalmente ma solo tramite alcune foto, il nostro truffatore vorrà effettuare un accredito a nostro carico e richiederà le coordinate bancarie. A questo punto l’acquirente estero ci farà contattare da un suo complice che spacciandosi per un presunto funzionario amministrativo ci chiederà di pagare una tasse per “sbloccare l’accredito” vicina al 7,5% del totale. Questo particolare raggiro non riguarda soltanto l’ambito automobilistico, molto diffuso anche nel settore immobiliare.

Un’altra truffa diffusa sempre ai danni del venditore del mezzo è quella relativa al rischio riciclaggio. Anche in questo caso l’acquirente potrebbe risultare all’estero ed inoltre proporci una cifra superiore al valore indicato nell’annuncio. Questo è un primo campanello d’allarme; chi mai infatti offrirebbe una cifra maggiore rispetto a quella richiesta da un venditore? A questo punto il truffatore ci proporrà, in cambio di una piccola commissione a nostro favore, di restituirgli l’accredito versando il tutto in un altro conto corrente a lui intestato. Questo procedimento si chiama riciclaggio e in Italia è punibile con una pena dai quattro ai dodici anni.

Attenti alle scarpe – Il codice della strada non prevede più il divieto che una volta imponeva le scarpe chiuse alla guida. Oggi, infatti, il legislatore ha sostituito la vecchia norma con una più generica che va interpretata caso per caso. Secondo il nuovo codice della strada, il conducente deve controllare il proprio veicolo in modo da poter garantire una tempestiva frenata dell’automobile. Ad essere chiamato in causa per verificare quanto scritto dovrà essere il vigile a dire se la guida può considerarsi sicura a seconda del tipo di scarpe indossate. Se la decisione viene poi contestata, sarà il giudice ad avere l’ultima parola, se necessario anche attraverso una perizia sulla qualità delle scarpe e la risposta ai comandi del piede. Divieto quindi scomparso ma con obbligo per il guidatore di autodisciplinarsi. In caso di incidente però, la guida con sandali o scalzi potrebbe essere una ulteriore prova a vostro svantaggio.

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