A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n. 198) di LUCIO DE SANTCIS/ Prezzi delle auto: a novembre usato in calo, nuovo in risalita – Demonizzazione del diesel – Tendenze all’acquisto tra diesel e benzina e tra Nord e Sud- Migliorano gli indicatori della sicurezza, ma i vizi degli automobilisti….- Quanti stipendi per comprare un’auto – Carburanti alternativi per il trasporto merci

di LUCIO DE SANCTIS –

Prezzi automobili a novembre:

usato in calo, nuovo in crescita

In novembre i prezzi per l’acquisto di autovetture usate nel nostro Paese sono calati del 3,3% rispetto allo stesso mese del 2017. Al calo dei prezzi delle auto usate si contrappone la crescita dei prezzi delle autovetture nuove, che in novembre 2018 hanno visto un aumento delle quotazioni del 2,1% su novembre 2017. Si tratta di una crescita superiore rispetto all’incremento dell’1,6% fatto segnare dall’inflazione. Questi dati derivano da un’elaborazione degli indici Istat condotta dall’Osservatorio Autopromotec sui costi dell’assistenza auto.

È lecito ritenere che sul calo dei prezzi delle autovetture usate abbia influito la cosiddetta “demonizzazione del diesel”, ovvero la campagna contro questo tipo di motorizzazione messa in atto da molte amministrazioni locali del nostro Paese che ha determinato negli ultimi tempi importanti contrazioni nelle vendite di nuove vetture a gasolio. Secondo l’Osservatorio Autopromotec, la demonizzazione del diesel potrebbe quindi non solo aver spinto moltissimi automobilisti che posseggono un diesel pronto per la sostituzione a rinviare l’acquisto di una nuova auto, ma starebbe portando anche ad una inevitabile svalutazione delle vetture usate diesel, penalizzate dai divieti di circolazione e dalle limitazioni del traffico.

La demonizzazione del diesel non sembra aver avuto effetto invece sulle quotazioni delle autovetture nuove, che, al contrario delle auto usate, registrano prezzi in crescita e oltretutto ben superiori rispetto all’incremento dell’inflazione. Sulla crescita del nuovo potrebbe aver influito piuttosto la tendenza delle case automobilistiche ad offrire contenuti tecnologici sempre più sofisticati a bordo delle auto, conseguenza delle stringenti norme anti-inquinamento e di automobilisti sempre più esigenti in termini di dotazioni relative alla sicurezza, alla connettività e al comfort.

Dalla tabella dell’Osservatorio Autopromotec emerge poi anche la situazione per ciò che riguarda il comparto dei servizi di assistenza alle auto. Come si vede, i prezzi hanno registrato in novembre un incremento modesto (+1,3%) rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, segno che il comparto sta evitando di forzare troppo sui prezzi in un quadro congiunturale complessivamente incerto. La voce dell’assistenza che ha fatto registrare il maggiore incremento è stata quella di manutenzione e riparazione (+1,5%). In misura più contenuta sono aumentati i prezzi dei ricambi e accessori (+0,6%) e i prezzi dei lubrificanti (+0,5%), mentre restano invariati quelli dei pneumatici.

Il diesel usato sarà

 ancora la prima scelta

I limiti posti dalle amministrazioni alla circolazione delle auto diesel stanno modificando le abitudini di acquisto degli italiani, ma l’usato, al  contrario del nuovo, continua a registrare il segno positivo. Secondo il Centro Studi di AutoScout24 (www.autoscout24.it), il portale di annunci auto e moto, leader in Europa, nel mese di novembre il diesel rappresenta ben il 61% delle richieste totali, e nei prossimi 12 mesi il 44% di chi è intenzionato ad acquistare un’auto si sta orientando sempre su una vettura a gasolio e solo il 28% su una a benzina. E anche i prezzi medi in vendita nel periodo settembre-ottobre restano sui livelli del 2017 (-2,1%), tranne per le auto più datate euro 3 o inferiori in cui il calo è del -7,4%. Per sei utenti su dieci, comunque, tutte le misure contro il diesel non influiscono assolutamente nella loro scelta.

Ma l’intenzione di acquisto varia notevolmente in base alla dimensione della città in cui si vive: nei centri al di sotto di 50mila abitanti, infatti, il diesel primeggia con il 48% dei consensi, ma nelle città superiori a 250 mila abitanti la situazione si inverte e la prima scelta diventa un veicolo a benzina (per il 38%), mentre la quota del diesel cala al 30%. Nella decisione anche le differenze di genere contano, con gli uomini che risultano più fedeli al gasolio rispetto alle automobiliste.

Analizzando sempre gli orientamenti d’acquisto nei prossimi  dodici mesi, anche a livello geografico il diesel resta la motorizzazione preferita, ma con differenze significative tra le tre aree: se al Nord il 38% intende acquistare un’auto a gasolio, contro il 34% a benzina, il divario aumenta se ci si sposta al Centro (42% diesel vs 25% benzina) sino al Sud Italia e nelle Isole (59% diesel vs 15% benzina). Inoltre, l’analisi ha confrontato il trend in tre città metropolitane, scoprendo che le vetture a benzina sono nettamente preferite a Milano (28% diesel vs 46% benzina) e Torino (29% vs 43%), mentre nella capitale le due motorizzazioni si equivalgono (33% vs 32%).

Gli utenti sono stati interrogati anche sul giudizio relativo alle misure applicate nelle loro città per limitare il traffico e, nonostante le intenzioni siano senza dubbio virtuose, gli automobilisti sono tendenzialmente scettici: per il 43%, infatti, non saranno sufficienti a ridurre l’inquinamento e creano troppi disagi, e i più contrari sono gli uomini (44%). Ma le limitazioni influenzeranno l’utilizzo dell’auto? Per molti in nessun modo (50%), mentre il 41% sta valutando l’acquisto di un’auto più ecologica e l’8% opterà per un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici. Da notare come anche nelle città più grandi come Milano, Roma e Torino, solo una piccola quota si orienterà sui servizi di car sharing.

Il diesel, dunque, almeno nell’usato, sembra che nei prossimi mesi non sia destinato alla sua definitiva “rottamazione” e chi lo sceglie lo fa innanzitutto per una questione di risparmio (per il 38%) e perché è in linea con i km che si percorrono mediamente (32%), ma anche per il piacere di guida e le performance del motore (23%).

Un primo semestre

più sicuro sulle strade

Migliorano gli indicatori della sicurezza stradale in Italia. Le stime ACI-ISTAT – basate sui dati preliminari relativi al primo semestre 2018 – evidenziano un calo, rispetto allo stesso periodo del 2017, sia di incidenti con lesioni (-3%), che di vittime (-8%) e feriti (-3%). Dal 1° gennaio al 30 giugno scorso, gli incidenti sono stati 82.942 (in media, 460 al giorno: 19 ogni ora), hanno causato 1.480 morti (8 al giorno: 1 ogni 3 ore) e 116.560 feriti (645 al giorno: 27 ogni ora).

Un andamento confortante, soprattutto se si tiene conto dell’incremento di mobilità sulle autostrade in concessione: +0,1% per i veicoli leggeri e +3,2% per quelli pesanti. È proprio in autostrada che si registra il calo più consistente delle vittime: -15,7%. Diminuzioni significative anche su strade urbane (-8,3%) ed extraurbane (-7%).

La diminuzione della mortalità registrata nel primo semestre 2018, riavvicina il dato nazionale all’obiettivo europeo di riduzione del 50% le vittime della strada entro il 2020. Un obiettivo che, però, appare difficile da raggiungere, anche se le vittime della strada sono calate del 25% rispetto al 2010 e del 55% rispetto al 2001.

Occorre, tuttavia, tenere conto del fatto che l’analisi delle serie mensili degli ultimi 10 anni, elaborata da ACI, mostra che, nel secondo semestre dell’anno, il numero dei decessi è, in media, più elevato del 13% rispetto a quello del primo semestre, mentre l’aumento del numero di incidenti e feriti si attesta sul 4%. Dati presumibilmente determinati dalla maggiore circolazione e da un più elevato tasso di riempimento dei veicoli nel periodo estivo.

Eccesso di velocità, mancato utilizzo delle cinture di sicurezza e uso del cellulare i “vizi” più ricorrenti al volante: nei primi sei mesi del 2018 le contravvenzioni elevate dalla Polizia Stradale per queste infrazioni sono state, rispettivamente: 255.809, 47.736 e 21.766

Quanti stipendi ci vogliono

in Europa per comprare un’auto

Il portale  AutoScout (www.autoscout24.it), ha analizzato le 10 auto usate più richieste nell’ultimo anno, comparando i prezzi medi delle stesse vetture in alcuni Paesi agli stipendi medi lì previsti. Balza all’attenzione  che se a un olandese bastano “solo” 10,6 retribuzioni mensili per concretizzare la scelta di un’auto, il cui costo qui è persino più alto della media (€ 31.165), spagnoli e italiani per acquistare le stesse vetture devono lavorare decisamente di più, prevedendo rispettivamente una spesa di ben 16,4 e 14,3 stipendi, a fronte di un costo medio di € 28.560 e € 25.235.

In generale, la fotografia sugli stipendi che emerge dall’elaborazione del Centro Studi di AutoScout24 su base dati interni e dell’OCSE è di una situazione più positiva nei Paesi del nord Europa, se si ragiona nell’ottica di comprare un’auto usata, con il Belgio in testa (10,4 stipendi necessari), seguito da Olanda (10,6), Germania (10,7) e Austria, dove occorrono circa 10,8 stipendi. Spagna e Italia, come evidenziato, sono il fanalino di coda, mentre i cugini francesi si discostano di poco, dovendo mettere a budget 13,5 retribuzioni mensili.

La qualità della vita cambia da Paese a Paese anche in base all’offerta del mercato. Se si vuole acquistare oggi un’auto usata in Olanda, prendendo come riferimento la stessa classifica delle 10 auto più richieste in Europa, il buon tenore dato dai guadagni generosi si muove di pari passo con un costo più elevato, dal momento che il prezzo medio qui si aggira sui € 31.165.

Diversamente accade per la Spagna, dove il sacrificio dei numerosi stipendi è beffato da una spesa comunque importante (€ 28.560), e per la Francia, che si scontra con modelli che in media costano € 30.640. Bene il trittico nordico, con il Belgio al primo posto per costi più bassi (€ 24.420), in linea con Germania (€ 26.410) e Austria (€ 27.970). Consolazione amara per l’acquirente italiano, che pur faticando per raggiungere il traguardo trova prezzi tra i più economici e mediamente attestati sui € 25.235.

Guardando la top 3 dei modelli nuovi più venduti in Italia nel 2018[3], gli automobilisti confermano di puntare alla funzionalità a buon prezzo, preferendo come regine del mercato la Fiat Panda, la Renault Clio e la Fiat 500 X. Scelte che trovano ulteriore convenienza se ci si orienta poi sull’usato. Quanti stipendi sono necessari per ciascuna? Se per una 500 X usata fino a 5 anni, che sul portale di AutoScout24 ha un prezzo medio di € 17.350 occorrono circa 10 stipendi, per portarsi a casa una Clio (€ 10.470) basta un investimento di quasi 6 stipendi e di appena 5 stipendi per una Panda (€ 8.975).

Più carburanti alternativi

nel trasporto delle merci

Dal 2013 al 2017 il numero di autocarri per trasporto merci in circolazione nel nostro Paese con alimentazione alternativa (e cioè ibrido-elettrica, a metano e a gpl) è passato da 111.439 a 135.194 unità. In cinque anni, quindi, vi è stato un aumento del 21,3%. Questi dati, di fonte Aci, derivano da un’elaborazione dell’Osservatorio sulla Mobilità sostenibile di Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici).

Dall’elaborazione di Airp emerge anche la situazione della crescita dal 2013 al 2017 degli autocarri in circolazione in base al tipo di alimentazione alternativa. In particolare, gli autocarri ibridi-elettrici sono quelli che hanno la quota più bassa ma hanno registrato la crescita maggiore nel periodo considerato (+51%), seguiti da quelli a metano (+21,1%) e da quelli a gpl (+19,2%).

Nonostante la crescita, vi è da dire però che gli autocarri con alimentazione alternativa rappresentano ancora una quota marginale del totale del parco circolante di autocarri. Secondo gli ultimi dati Aci disponibili, infatti, la quota di autocarri con carburanti alternativi nel nostro Paese è del 3,3%. Ciò vuol dire che vi è ancora ampio margine per la crescita di questo tipo di motorizzazioni. Un aumento della loro quota potrebbe contribuire ad abbattere in maniera significativa l’impatto ambientale del settore dei trasporti su strada.

A proposito di ambiente, sottolinea Airp, un contributo di rilievo per diminuire l’impatto ambientale degli autocarri, e in generale di tutti gli autoveicoli in circolazione, può venire dalla messa in pratica di una serie di comportamenti virtuosi. Fra questi comportamenti sono da citare le revisioni obbligatorie per legge, gli interventi di manutenzione e i controlli sistematici sullo stato di usura e della pressione di gonfiaggio dei pneumatici, che hanno una notevole influenza sul consumo di carburante di un veicolo e sulle sue emissioni di CO2.

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