A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n. 193) di LUCIO DE SANCTIS/ Trend sempre positivo per l’usato – Il carico fiscale sull’auto segna un record – Cautela sull’elettrico ma si diffonde l’ibrido – Sempre di più al lavoro su due ruote

di LUCIO DE SANCTIS –

Ottobre, usato in controtendenza

e sono positive anche le radiazioni

L’ulteriore contrazione delle prime immatricolazioni auto registrata in Italia nel mese di ottobre non trova riscontro sul mercato dell’usato, che conferma ancora una volta il suo positivo trend di crescita. I passaggi di proprietà delle automobili, al netto delle minivolture (trasferimenti temporanei a nome del concessionario in attesa della rivendita al cliente finale), hanno messo a segno con 307.910 formalità – record assoluto per il mese di ottobre – un incremento mensile dell’8,8%, che si riduce a +4,1% in termini di media giornaliera per via della presenza di una giornata lavorativa in più rispetto al corrispondente mese del 2017. Per ogni 100 vetture nuove ad ottobre ne sono state vendute 207 di seconda mano e 155 nei primi dieci mesi dell’anno.

Anche nel mese di ottobre ad una costante diminuzione delle prime iscrizioni di autovetture diesel (-27,5% rispetto ad ottobre 2017, con una quota sulle vendite totali mensili che scende dal 55,6% al 43,2%) si contrappone un aumento dei passaggi di proprietà per questa tipologia di auto, con un incremento mensile del 9,7% che ha innalzato al 49,6% la quota di mercato delle autovetture a gasolio di seconda mano nei primi dieci mesi dell’anno. Si conferma pertanto il problema, più volte segnalato dall’ACI, di sostituire l’attuale parco circolante di circa 16.900.000 auto diesel su cui pesano fortemente le misure antismog introdotte da molte amministrazioni locali.

In controtendenza rispetto all’andamento delle prime immatricolazioni risultano invece i passaggi di proprietà dei motocicli che nel mese di ottobre, a fronte di una crescita a doppia cifra delle nuove iscrizioni, hanno registrato al netto delle minivolture un leggero aumento dello 0,5%, che scende in terreno negativo come media giornaliera (-3,9%) tenuto conto della giornata lavorativa in più rispetto all’analogo mese del 2017.

Nei primi dieci mesi del 2018 il mercato dell’usato ha archiviato incrementi complessivi del 5,3% per le autovetture e del 3,5% per tutti i veicoli, mentre per i motocicli si evidenzia un calo del 2%.

I dati sono riportati nell’ultimo bollettino mensile “Auto-Trend”, l’analisi statistica realizzata dall’Automobile Club d’Italia sui dati del PRA, consultabile sul sito www.aci.it

Ennesimo bilancio positivo ad ottobre per le radiazioni, con variazioni mensili positive del 12,7% nel settore delle quattro ruote (+7,8% in termini di media giornaliera) e del 12,1% nel settore delle due ruote (+7,3% % in termini media giornaliera).

Nel periodo gennaio-ottobre 2018 le radiazioni hanno archiviato incrementi complessivi del 7% per le autovetture, del 9,8% per i motocicli e del 7,3% per tutti i veicoli.

Aumenta ancora nel 2017

il carico fiscale sull’auto

È nuovamente cresciuto nel 2017 il carico fiscale complessivo gravante sulla motorizzazione italiana, raggiungendo i 74,4 miliardi di Euro, con un incremento del 2% rispetto all’anno precedente.

A fronte di un incremento dell’1,9% del totale delle entrate tributarie nazionali rispetto al 2016 – dinamica che riflette l’andamento positivo delle imposte indirette (+4,2%), basate sui consumi, mentre le imposte dirette risultano in linea con il 2016 – la quota percentuale del gettito proveniente dal settore automotive sul gettito complessivo calcolato secondo il criterio di cassa, si mantiene stabile al 16%, come già nel 2015 e nel 2016 (vedi tabella).

“Segna un nuovo record il prelievo fiscale derivante dal nostro settore nel 2017 – terzo anno consecutivo di effettiva ripresa del mercato auto, seppur con un rallentamento dei ritmi di crescita – arrivando a 74,4 miliardi di Euro – commenta Aurelio Nervo, presidente di ANFIA. Gli introiti derivanti dall’acquisto degli autoveicoli – IVA e IPT1 – risultano rispettivamente in crescita del 6,2% e del 6,3%.

Un record europeo – La percentuale del gettito fiscale derivante dal comparto sul PIL risulta del 4,3%, la più alta tra i maggiori Paesi europei, visto che la media si aggira attorno al 3%2. Il gettito derivante dall’acquisto e dal possesso dell’autoveicolo cresce rispettivamente del 6,2% e del 4%, per un ammontare di 9,4 miliardi per il primo e 6,8 miliardi per il secondo. È il gettito derivante dall’utilizzo dell’autoveicolo, tuttavia, a rappresentare, come di consueto, la voce più rilevante, pari al 78,2% del gettito complessivo proveniente dal comparto, per un valore di 58,2 miliardi di Euro, in aumento dell’1,1% rispetto al 2016.

Gli effetti delle accise – Proprio in riferimento al contributo fiscale in fase di utilizzo dell’autoveicolo, teniamo a sottolineare – prosegue Nervo – che un’eventuale modifica dell’attuale assetto delle accise sui carburanti, produrrebbe effetti negativi, poiché rischierebbe di incentivare la diffusione di tecnologie meno performanti sul fronte della riduzione delle emissioni di CO2, oggetto di una severa regolamentazione europea.

L’attuale definizione delle aliquote delle accise, infatti, compensando il maggior costo di alcune tecnologie, ha consentito, finora, un’adeguata diffusione delle alimentazioni più virtuose in termini di riduzione dei gas climalteranti, come il diesel.

Un’eventuale rimodulazione delle accise tra i carburanti tradizionali, provocando uno spostamento delle vendite verso le tecnologie meno performanti per le emissioni di CO2, penalizzerebbe, in particolare, i nuovi Diesel Euro 6, che presentano minori emissioni di CO2 dal 15% al 20% a seconda dei modelli, oltre a emissioni inquinanti ormai minime – secondo gli ultimi test su strada riferiti a vetture Euro 6d-TEMP, le emissioni di NOx sono inferiori dell’85% rispetto alle Euro 5.

Inoltre, eventuali aumenti delle aliquote di accisa riferibili a copertura di misure pregresse o di situazioni straordinarie, innescherebbero un aumento dei costi del trasporto destinato a scaricarsi immediatamente sugli utenti della strada, con particolare riferimento a quelle categorie per le quali il trasporto è una professione.

Guardando al mercato dei veicoli commerciali, che utilizzano principalmente l’alimentazione diesel, un eventuale aumento dell’accisa avrebbe un impatto negativo su beni che sono da considerarsi veri e propri strumenti di lavoro. Inoltre, un impatto negativo si avrebbe anche sul mercato dell’usato, a causa di una perdita del valore residuo dei veicoli”

Verso la recessione – Nuovo calo della produzione industriale in settembre. L’indice destagionalizzato dell’Istat fa registrare una contrazione dello 0,2% rispetto ad agosto e conferma lo scenario di stagnazione dell’attività manifatturiera delineatosi negli ultimi dodici mesi (come mostra il grafico qui sotto riportato). Il dato negativo di settembre è coerente con la prima stima Istat sul Pil del terzo trimestre 2018. Questa stima mette infatti in evidenza una crescita zero che interrompe la serie ininterrotta di variazioni positive del Pil trimestrale iniziata nel terzo trimestre 2014. Sull’arresto della crescita del Pil un’importanza decisiva ha certamente avuto l’andamento della produzione industriale che è in sostanziale stagnazione da circa un anno.
Il recente andamento della produzione industriale, secondo il Centro Studi Promotor, desta notevoli preoccupazioni in quanto accredita l’ipotesi che, dopo la crescita zero del Pil nel terzo trimestre, si delinei una recessione che sarebbe particolarmente grave perché il sistema economico italiano è ancora molto lontano dai livelli ante-crisi. Il Pil del terzo trimestre 2018 è infatti ancora al di sotto di quello del primo trimestre del 2008 del 4,9%.
Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, molti indicatori accreditano l’ipotesi che nel trimestre in corso del 2018 il Pil trimestrale sia in calo. Tra gli altri indicatori che accreditano questa ipotesi vanno segnalati l’andamento del clima di fiducia delle imprese che è in calo anche in ottobre e l’indicatore anticipatore del ciclo economico determinato dall’Istat che è in costante peggioramento dagli ultimi mesi del 2017.

Flotte molto caute sull’elettrico

E intanto si diffonde l’ibrido

Nonostante il boom registrato quest’anno (+150% nei primi 10 mesi dell’anno sul mercato dell’auto), le soluzioni di mobilità elettrica scontano oggi ancora significativi limiti nella percezione di aziende e driver: autonomia insufficiente per le percorrenze medie giornaliere, carenza delle infrastrutture di ricarica e disponibilità ancora limitata di modelli sul mercato. L’ibrido continua a diffondersi anche in ambito aziendale, dove è percepito come soluzione affidabile ed efficace per muoversi dentro e fuori l’ambito cittadino.

Sono questi i principali trend contenuti nella ricerca “Mobilità aziendale alla spina”, promossa da Top Thousand, l’Osservatorio sulla mobilità aziendale composto da Fleet e Mobility Manager di grandi aziende, in collaborazione con Sumo Publishing

La ricerca, alla sua seconda edizione dopo quella condotta nel 2016, ha preso in considerazione una flotta campione di 60 aziende appartenenti a diversi settori (energia, grande distribuzione, enti pubblici, food&beverage, trasporti, etc…), con oltre 50.000 veicoli aziendali complessivi (in media oltre 800 in ogni flotta) e si è focalizzata sull’attuale e potenziale futuro impatto della mobilità elettrica e ibrida sui parchi auto di medie e grandi imprese. Lo studio parte dall’assunto che nonostante i consistenti investimenti delle Case Auto sui veicoli elettrici (EV) e le numerose presentazioni nel corso dei Saloni automobilistici, l’elettrico in Italia resta oggi un business di nicchia, in cui le flotte aziendali comunque rivestono un ruolo da protagonista. Nei primi 10 mesi del 2018 le immatricolazioni di questi veicoli hanno registrato un forte sviluppo passando dalle 1.665 unità dello stesso periodo dello scorso anno a quota 4.167 (+150%, ma ancora quota 0,3% sul totale immatricolato). Decisamente più significativa in termini assoluti la performance delle motorizzazioni ibride che hanno superato le 73.000 unità.

Le percorrenze medie – L’analisi parte dall’esame delle percorrenze medie giornaliere delle auto in flotta, un dato fondamentale per verificarne la compatibilità con le attuali capacità delle batterie e quindi desumere le reali chance di acquisto dei veicoli elettrici.

Rispetto al 2016 la quota di auto con percorrenze inferiori ai 100 km al giorno scende dal 45% al 30%. A motivare questo aumento del chilometraggio: la leggera ripresa del ciclo economico che ha fatto ripartire il business e la razionalizzazione del numero dei veicoli in flotta, con aumento dell’efficienza complessiva. Nel complesso, quindi, questa prima fotografia della flotta restituisce una compatibilità inferiore con l’attuale stato di sviluppo degli EV.

I veicoli elettrici rappresentano dunque l’1,6% della flotta delle 60 aziende del campione, quasi 800 veicoli, di cui 500 sono veicoli commerciali leggeri, gestiti nel 98% dei casi con la formula del noleggio a lungo termine. Gran parte (87%) dei veicoli elettrici è oggi utilizzato dalle imprese in pool (condivisi da più driver), solo il 17% è assegnato, per lo più si tratta di auto di rappresentanza o di top manager; mediamente questi veicoli percorrono ogni giorno 58 km e vengono utilizzati soprattutto in ambito cittadino (68%).

Ma quali sono i motivi che spingono a dotarsi di veicoli elettrici?

Il contenimento delle emissioni (88%), spesso richiesto dagli headquarters delle multinazionali, vieni indicato come principale vantaggio percepito dai fleet manager, seguono libera circolazione anche nelle ZTL (82%), la responsabilità sociale d’impresa (68%), il risparmio di carburante (67%), i saving sui costi di manutenzione (47%) e l’esenzione dal bollo (45%).

Un approccio attendista – Guardando al futuro, tra i fleet manager prevale un approccio attendista sul possibile aumento della quota di EV nella propria flotta. A pianificarlo sono quasi esclusivamente le utilities dell’energia, mentre le altre risposte positive riguardano soprattutto l’inserimento sperimentale di 1 o 2 auto nel proprio parco auto. La scarsa propensione tocca anche i driver, poco disponibili a cambiare il proprio veicolo con uno elettrico principalmente per i limiti di autonomia (il 50% dei driver li evidenzia), per la carenza di infrastrutture di ricarica (38%), le lunghe attese per la ricarica (10%) e la scelta limitata di modelli disponibili sul mercato (7%).

La survey 2018 propone anche un focus sull’avanzata dei veicoli ibridi nelle flotte. Nel solo noleggio a lungo termine questa tecnologia ha registrato nei primi sei mesi dell’anno un +155% con 7.634 veicoli contro i 2.990 immatricolati nello stesso periodo dello scorso anno (fonte ANIASA).

I numeri delle ibride – Tra le principali tecnologie oggi disponibili non sempre esiste una percezione precisa delle differenze da parte dei fleet manager che comunque mostrano una chiara predilezione per la PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle), in quanto consente di superare i limiti delle elettriche pure (l’autonomia) mantenendo (se usata con le batterie cariche in partenza) basse emissioni reali. I vantaggi percepiti dai fleet manager sono gli stessi già segnalati per l’elettrico, ma l’uso è decisamente più libero e flessibile: le ibride vengono già oggi assegnate agli utilizzatori nell’82% dei casi al pari delle auto con alimentazione tradizionale (solo il 18% in pool), in quanto consentono un utilizzo compatibile con le necessità e le abitudini dei driver; addirittura l’81% li usa abitualmente anche per percorrenze extra-urbane.

 Ciclisti e centauri crescono – Sono quasi due milioni (per la precisione 1milione e 819mila) gli italiani che si recano abitualmente al lavoro in bici o in moto. Negli ultimi anni il numero di italiani che utilizza mezzi a due ruote per recarsi al lavoro è in aumento. Questi dati sono stati stato elaborati dal Centro Studi   Continental sulla base di dati Istat che si riferiscono alle modalità di spostamento degli italiani nel 2017.

Gli italiani che si recano abitualmente al lavoro in moto sono         922mila mentre quelli che si recano abitualmente al lavoro in bici sono 897mila. La fascia di età in cui sono maggiormente concentrati gli utenti professionali di moto, scooter e bici è quella tra i 45 e i 54 anni. A livello di inquadramento lavorativo la maggior parte di questi utenti sono direttivi, quadri o impiegati. Geograficamente la maggior parte di questi utenti si concentra nel Nord Italia.

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