7GIORNI IN SENATO (n.186)/ Così è stato approvato il “Rosatellum”. Gli toccherà la stessa sorte del “Porcellum” (poi dichiarato incostituzionale ma dopo che erano stati eletti i parlamentari che… hanno approvato questa legge)?

di FRANCESCO MARIA PROVENZANO-

Lunedì 23 ottobre. L’Aula non si riunisce mentre la Commissione Bilancio avvia l’esame del ddl n. 2942, di conversione del decreto legge recante disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili (c.d. Decreto fiscale, con scadenza il 15 dicembre.

Martedì 24. L‘Aula, riunitasi alle ore 9, ha avviato l’esame del ddl n. 2941, Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica (cioè la legge elettorale “Rosatellum bis”), con  Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali, già approvato dalla Camera dei deputati. Il presidente della Commissione affari costituzionali, senatore Torrisi (AP), ha ricordato che i sistemi vigenti per l’elezione del Senato e della Camera risultano dagli effetti di annullamento prodotti da sentenze della Corte costituzionale e presentano differenze significative rispetto alla formazione di coalizioni, alle soglie di sbarramento, all’attribuzione del premio di maggioranza, alle preferenze e alla rappresentanza di genere. Ha svolto quindi considerazioni generali sulla necessità di un intervento legislativo responsabile per evitare che risultati elettorali eterogenei abbiano conseguenze negative sulla stabilità e sull’efficienza del sistema istituzionale. I senatri Endrizzi e Crimi (M5S), Loredana De Petris (SI-Sel), Fornaro e Doris Lo Moro (Art.1-MDP), nell’avanzare questioni incidentali (quattro questioni pregiudiziali e una questione sospensiva) hanno rilevato profili di incostituzionalità rispetto al merito del provvedimento e alla procedura seguita: le norme riguardanti il voto congiunto con effetto di trascinamento, la disciplina speciale introdotta per il Trentino Alto Adige, le coalizioni non programmatiche e le pluricandidature manipolano l’intenzione dell’elettore e violano i principi del voto personale, eguale, libero e diretto. Il presidente Grasso, richiamando l’articolo 93 del Regolamento, che prescrive una votazione unica e per alzata di mano delle questioni incidentali, ha dichiarato inammissibili le richieste di voto segreto per la questione sospensiva e per una parte della questione pregiudiziale n. 2 relativa alle minoranze linguistiche. Respinte le questioni incidentali, il ministro per i rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro ha posto la questione di fiducia sull’approvazione senza emendamenti degli articoli 1, 2, 3, 4 e 6. Alla discussione congiunta hanno preso parte i senatori Cioffi, Rosetta Blundo, Vilma Moronese, Puglia, Castaldi (M5S), Laura Bignami (Misto), Di Biagio (AP), Maria Grazia Gatti, Gotor, Lucrezia Ricchiuti, Campanella (Art.1-MDP), Collina, Tocci, Lumia (PD), Alessandra Bencini (Misto-IdV), De Cristofaro (SI-Sel). La maggioranza degli intervenuti ha evidenziato che il ricorso alla fiducia, concordato con una parte dell’opposizione, per ratificare, prima delle elezioni siciliane, un’intesa extraparlamentare tra Renzi e Berlusconi che prefigura un governo di larghe intese, rappresenta uno strappo istituzionale di inaudita gravità nella storia repubblicana. Il cosiddetto Rosatellum, in continuità con il Porcellum e l’Italicum, indebolisce il potere degli elettori e il legame tra cittadini ed eletti, generando un Parlamento di nominati, debole e frammentato. Il sistema non garantisce né la rappresentanza né la governabilità; manipola piuttosto l’intenzione di voto degli elettori con una serie di inganni: liste bloccate, pesca a strascico del voto, soglie incoerenti, coalizioni acchiappavoti e liste civetta in luogo di coalizioni con un programma di governo.

I senatori favorevoli al ddl hanno evidenziato che le critiche alla legge Rosato non prefigurano un sistema elettorale alternativo. La seduta è terminata alle ore 21.

Mercoledì 25. L‘Aula ha iniziato i lavori alle ore 9 e l’Assemblea ha ripreso ddl n. 2941 (la legge elettorale “Rosatellum“). Nella seduta di ieri il senatore Torrisi (AP) aveva illustrato il testo e, dopo che sono state respinte le questioni incidentali, il ministro per i rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro ha posto la questione di fiducia sull’approvazione senza emendamenti degli articoli 1, ..2, 3, 4 e 6. La discussione congiunta sulle fiducie, iniziata ieri sera, sta proseguendo oggi con gli interventi dei senatori Maria Mussini (Misto), Maurizio Romani (Misto-IdV), Micheloni, Giacobbe, Cociancich (PD); Manuela Serra, Marton, Lucidi, Barbara Lezzi, Santangelo, Laura Bottici, Crimi, Martelli, Airola, Cappelletti (M5S); Barozzino, Bocchino, Cervellini (SI-Sel); Pegorer (Art.1-MDP), Orellana (Aut). In dissenso dal Gruppo, il senatore Chiti (PD) ha annunciato la non partecipazione al voto di una legge elettorale che prevede una quota esigua di collegi uninominali, il voto unico, la pluralità di soglie per l’accesso ai seggi, la possibilità per i residenti in Italia di candidarsi alla circoscrizione Estero, la dizione ambigua di capo della forza politica. Infine, la legge elettorale non era nel programma del Governo Gentiloni e l’imposizione della fiducia è una forzatura inaccettabile della Costituzione materiale.

Il senatore a vita Giorgio Napolitano, pur lamentando la mancata distinzione delle candidature nei collegi uninominali e plurinominali e non condividendo il ricorso al voto fiducia posto dal governo, ha annunciato voto favorevole alla legge elettorale.

Sulla fiducia che i senatori stanno votando ho chiesto il parere a due senatori. Aldo Di Biagio di AP, della maggioranza, mi ha detto: “Non ho mai messo in discussione l’urgenza di una legge elettorale e l’esigenza di sintesi e ordine nella materia, anche in ragione del senso di responsabilità istituzionale che sempre mi ha condizionato nelle scelte e nelle posizioni, ma l’incursione legislativa sulla legge Tremaglia resta incomprensibile ed indifendibile, apparendo come un combinato disposto di illegittimità costituzionale ed incoerenza storico-politica che rende questo disegno di legge un precedente pericoloso. L’articolo 6 della legge è una delegittimazione radicale del voto di quasi 4 milioni di cittadini nel mondo – spiega – un’operazione risolutiva di svilimento della rappresentanza che in nome di una sedicente reciprocità compromette l’elemento di garanzia costituzionale del nesso di collegamento territoriale tra elettori ed eletti, senza poi modificare la disciplina omologandola al sistema italiano, praticamente una “reciprocità di comodo. Spaventa come sia stato facile trasformare una storica conquista di democrazia in un contenitore vuoto attraverso cui veicolare una nuova gabella politica, ed è per questa ragione che non voterò la fiducia, per sugellare l’abominio costituzionale, storico e politico che l’articolo 6 sta rappresentando”.

Ecco invece la risposta di Sergio Divina della Lega: “Nessun commento sul sistema nazionale (visto che il mio partito lo approverà) anche se io sono per le preferenze e per la libertà di scelta dell’elettore! Per il Trentino uno scempio! Nessuno scorporo sui collegi uninominali significa “asso pigliatutto”! Al confronto le leggi truffa (Acerbo 1923 e Scelba 1953) erano simulacri di democrazia rappresentativa!”.

L’articolo 1 è stato approvato con 150 voti favorevoli e 61 contrari; l’articolo 2 è stato approvato con 151 voti favorevoli e 61 contrari; l’articolo 3 è stato approvato con 148 voti favorevoli e 61 contrari; l’articolo 4 è stato approvato con 150 voti favorevoli e 60 contrari. Prima della votazione dell’articolo 5 i senatori dei Gruppi M5S, SI-Sel e Art.1-MDP hanno abbandonato l’Aula. L’articolo 6 è stato approvato con 145 voti favorevoli e 17 contrari. Le dichiarazioni di voto finale si svolgeranno domani. La seduta è terminata alle 18:30.

Giovedì 26 l’Aula ha iniziato i lavori alle ore 9:30 e l’Assemblea ha ripreso l’esame della legge elettorale, il “Rosatellum bis”, che  delinea
un sistema elettorale misto: 232 seggi alla Camera e 116 seggi al Senato sono assegnati in collegi uninominali con formula maggioritaria, in cui è proclamato eletto il candidato più votato. I restanti seggi sono assegnati, nell’ambito di collegi plurinominali, con metodo proporzionale tra le liste e le coalizioni che abbiano superato le soglie di sbarramento che, alla Camera, sono del 3 per cento a livello nazionale per le liste singole e del 10 per cento per le coalizioni (purché almeno una lista infra-coalizione raggiunga la soglia del 3 per cento), mentre al Senato accedono al riparto le coalizioni che abbiano ottenuto sul piano nazionale almeno il 10 per cento dei voti e le liste che abbiano ottenuto sul piano nazionale almeno il 3 per cento, nonché le liste che abbiano conseguito almeno il 20 per cento dei voti nella Regione. Ciascun partito o gruppo politico organizzato che intende presentarsi alle elezioni è tenuto a depositare, oltre al proprio contrassegno, il programma elettorale, nel quale viene dichiarato il nome del capo della forza politica. I partiti possono presentarsi come lista singola o in coalizione: la coalizione è unica a livello nazionale e i partiti in coalizione presentano candidati unitari nei collegi uninominali. Non è ammesso voto disgiunto e non è previsto un meccanismo di scorporo: ciascun elettore dispone di un voto da esprimere su un’unica scheda, recante il nome del candidato nel collegio uninominale e il contrassegno di ciascuna lista con a fianco i nominativi dei candidati nel collegio plurinominale. Sono previste specifiche disposizioni per garantire la rappresentanza di genere.

Dopo che nella seduta di ieri sono stati approvati i singoli articoli, oggi l’Assemblea ha approvato definitivamente la legge elettorale – catalogata come ddl n. 2941 recante Modifiche al sistema elezione della Camera dei Deputati e del Senato – con 214 voti favorevoli, 61 contrari e 2 astenuti.

Hanno svolto dichiarazione di voto finale a favore del provvedimento i senatori Manuela Repetti (Misto), Quagliariello (FL), Verdini (ALA), Calderoli (LN), Bruni (GAL), Zeller (Aut), Mancuso (AP), Paolo Romani (FI-PdL) e Zanda (PD).

Hanno svolto dichiarazione di voto contraria i senatori Laura Bignami, Monti (Misto), Migliavacca (Art.1-MDP), Loredana De Petris (SI-Sel) e Endrizzi (M5S).

I senatori favorevoli al ddl (che – nella foto –  si abbracciano come allo stadio) hanno evidenziato la necessità di superare le difformità tra i vigenti sistemi elettorali delle due Camere per avere maggioranze omogenee e scongiurare rischi di confusione e inefficienza istituzionale: colmare le lacune aperte dalle sentenze della Corte costituzionale e approvare il testo, esito dell’unico accordo possibile, è dunque un atto di responsabilità.

I gruppi contrari al ddl hanno affermato che il ricorso a otto voti di fiducia per cambiare la legge elettorale secondo il calcolo delle convenienze, in prossimità delle consultazioni, non è un atto di responsabilità bensì un atto di arroganza mai accaduto nella storia del Paese.

Comunque il Rosatellum, con l’ok del Senato, è legge. Hanno votato a favore il PD, Ap, Ala, Fi, Lega, Gal Autonomie e vari senatori del gruppo misto. Il senatore a vita Mario Monti ha votato No (come parte del gruppo misto), Mdp, Sinistra italiana, e M5s. La seduta è terminata alle ore 13.

Ora la legge passa alla firma del presidente della Repubblica. Poi, come si presume, potranno partire i ricorsi alla Corte costituzionale, che, però, deciderebbe…dopo le elezioni, come è accaduto con il “Porcellum”, dichiarato incostituzionale, grazie al quale sono stati eletti i parlamentari che… hanno approvato questa legge.

 

 

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