7GIORNI IN SENATO/ Con l’appoggio di Verdini il governo ha il voto di fiducia per le unioni civili in versione Alfano

provenzanodi FRANCESCO MARIA PROVENZANO – 

Lunedì 22 febbraio niente Aula, l’Assemblea di Palazzo Madama tornerà a riunirsi martedì 23 alle ore 16,30, per esaminare l’Atto Senato n. 2237 in materia di proroga di termini previsti da disposizioni legislative; il provvedimento, già approvato dalla Camera, è in scadenza il 28 febbraio. In questa settimana, dopo l’approvazione del ddl “milleproroghe”, proseguirà la discussione dei disegni di legge in materia di unioni civili (ddl 2081 e connessi). La Commissione Ambiente del Senato ha deciso di avviare una consultazione pubblica per acquisire informazioni e valutazioni delle parti interessate in relazione al pacchetto di misure sull’economia circolare, presentato dalla Commissione europea il 2 dicembre 2015. I contributi saranno presi in considerazione ai fini dell’elaborazione del parere da trasmettere alla Commissione europea. I contributi devono essere inviati entro il 1° aprile 2016 all’indirizzo di posta elettronica economiacircolare@senato.it.

Martedì 23 prima della seduta pomeridiana dell’Aula l’assemblea dei senatori Pd presieduta dal segretario Renzi si è riunita nella Sala Koch del Senato ed ha dato il via libera sulle unioni civili: il governo ha ottenuto il sì del partito a porre la questioni di fiducia su un emendamento che tolga di mezzo la stepchild adoption e consenta di portare a casa la legge con i voti della maggioranza di governo. Alle ore 16,30   in apertura di seduta la presidente di turno Lanzillotta ha commemorato Umberto Eco, scomparso lo scorso 19 febbraio. Sono poi intervenuti per ricordare la figura di Eco, critico, saggista, scrittore e semiologo  Zanda (PD), Carraro (FI-PdL), Elena Montevecchi (M5S), Mancuso (AP), De Cristofaro (SEL), Napolitano (Aut), Mazzoni (AL), Ferrara (GAL) e Liuzzi (CR).

Subito dopo prende il via  l’esame del decreto milleproroghe già approvato dalla Camera dei deputati. La Camera ha modificato i 13 articoli originari e ne ha aggiunti 12. Gli articoli originari prevedono proroghe in materia di pubbliche amministrazioni, giustizia amministrativa, beni e attività culturali, infrastrutture e trasporti; materie di competenza del ministero dello Sviluppo economico, dei ministeri dell’Interno e della difesa, del ministero della Salute, del ministero dell’Ambiente, del ministero delle Politiche Agricole; materia economica e finanziaria, interventi emergenziali, credito d’imposta per la tracciabilità delle vendite dei giornali e la modernizzazione della rete di distribuzione della stampa. Gli articoli aggiuntivi, introdotti dall’altro ramo del Parlamento, riguardano la giustizia ordinaria, la ridefinizione dell’assetto territoriale dei giudici di pace, l’aumento del dieci per cento del trattamento di integrazione salariale, la scuola sperimentale di dottorato internazionale Gran Sasso Science Institute, l’ampliamento dei termini per la richiesta di contributo da parte degli enti in dissesto, l’ampliamento dei termini per la prevenzione di delitti con finalità terroristica di matrice internazionale, la conservazione dei dati del traffico telefonico e telematico, il finanziamento del Museo tattile statale Omero, il programma di rigenerazione del comprensorio di Bagnoli-Coroglio, la proroga dei lavori della Commissione d’inchiesta sul caso Moro, il riconoscimento onorifico ai familiari delle vittime delle foibe, la durata in carica degli organi dell’Ordine dei giornalisti.

Il relatore, Lucherini (PD),  ha riferito sul contenuto del decreto, che è stato esaminato in sede referente dalle Commissioni affari costituzionali e bilancio: considerata la ristrettezza dei tempi d’esame, molti emendamenti sono stati trasformati in ordini del giorno, accolti dal governo. Respinte le pregiudiziali di costituzionalità, avanzate dai sen. Malan (FI-PdL), Divina (LN), Bruni (CR), Campanella (Misto), Endrizzi (M5S), è iniziata la discussione generale, alla quale hanno partecipato i sen. Ceroni (FI-PdL), Manuela Granaiola (PD), Consiglio (LN), Falanga (AL), Rosetta Blundo, Endrizzi (M5S), Uras (SEL) e Gualdani (AP). La seduta è terminata alle ore 19:40.

Mercoledì 24 la seduta è iniziata alle ore 9,30 e l’Assemblea ha ripreso l’esame del decreto milleproroghe (ddl n. 2237 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2015, n. 210, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative), già approvato dalla Camera dei deputati. La discussione generale si è conclusa oggi con gli interventi dei sen. D’Alì (FI-PdL) e Collina (PD). Le opposizioni hanno criticato il provvedimento per la disomogeneità ed eterogeneità degli interventi che, motivati da ritardi o errori dell’Esecutivo, contribuiscono a peggiorare la qualità della legislazione e ad aumentare l’incertezza normativa. Secondo i Gruppi di maggioranza il governo in carica, attraverso la riforma della pubblica amministrazione e l’accelerazione dei decreti delegati, sta ponendo le condizioni per ridurre gli interventi di proroga. In replica il vice ministro dell’Economia, Morando, afferma che il ricorso sistematico al cosiddetto milleproroghe è imputabile a tre difficoltà strutturali del sistema politico amministrativo: la separazione tra attività legislativa e attività amministrativa; la carente applicazione del principio di responsabilità nella pubblica amministrazione; la sopravvalutazione dell’innovazione legislativa a scapito della verifica dei risultati.

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, pone la questione di fiducia sull’approvazione senza emendamenti dell’articolo unico di conversione del decreto, nel testo approvato dalla Camera dei deputati. La Conferenza dei Capigruppo ha organizzato la discussione: la seduta è stata sospesa dalle 13 alle 16, per consentire i lavori delle Commissioni; la chiama ha avuto inizio alle ore 18. L’Assemblea rinnova la fiducia al governo, approvando definitivamente, con 155 voti favorevoli e 122 contrari, il ddl n. 2237 (cosiddetto “milleproroghe”). Dopo le comunicazioni del presidente Grasso, si sono susseguiti interventi sull’iter del ddl in materia di unioni civili. Il senatrice Calderoli (LN)  denuncia l’ostruzionismo di maggioranza. La sen. Catalfo (M5S)  ringrazia il presidente del Senato per aver giudicato inammissibile l’emendamento super canguro; Paolo Romani (FI-PdL) rileva che il tentativo di mediazione nella maggioranza sta ritardando l’esame del ddl sulle unioni civili. Il sen. Giovanardi (GAL) chiede al governo di depositare la memoria presentata alla Corte costituzionale. La senatrice De Petris (SEL) invita il governo ad abbandonare l’ipotesi della fiducia.D’Ambrosio Lettieri (CR) chiede alla Presidenza di garantire le prerogative del Parlamento. In relazione alle notizie diffuse dalle agenzie di stampa circa l’imminente presentazione da parte del governo di un maxiemendamento interamente sostitutivo del ddl sulle unioni civili, il sen. Calderoli (LN), richiamando l’articolo 8 del Regolamento, chiede al presidente Grasso di dichiarare irricevibile il testo. Anche i sen. Quagliarello (GAL) e Caliendo (FI-PdL) ritengono che la presentazione del maxiemendamento governativo sia estranea alla prassi costituzionale e parlamentare. Secondo il sen. Falanga (AL) il maxiemendamento si configurerebbe come un nuovo ddl. Secondo il sen. Crimi (M5S) occorre evitare una procedura scorretta. La sen. Bonfrisco (CR) e la sen. De Petris (SEL) hanno chiesto al presidente di consentire un dibattito e un approfondimento di tutti i profili. Secondo il sen. Pagliari (PD) il governo è legittimato a presentare emendamenti in questa fase e non sta violando l’articolo 87 della Costituzione. Secondo la sen. Finocchiaro (PD) il governo può porre la fiducia su materia ritenuta essenziale per l’attuazione del programma di governo. Secondo il sen. Candiani (LN) il protrarsi del dibattito serve a dare al governo la possibilità di mettere a punto un maxiemendamento non ancora pronto. Il sen. Giarrusso (M5S) rileva che secondo Alfano il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali non fa parte del programma di governo.

Il presidente Grasso, rispondendo al richiamo regolamentare,  ricorda precedenti in cui il governo ha posto la questione di fiducia su ddl di iniziativa parlamentare o ha presentato maxiemendamenti volti ad accorpare testi. Il governo ha posto la fiducia sulle unioni civili. La chiama inizierà alle ore 19. La seduta termina alle ore 21:55.

Davanti alla buvette, circondato da molti colleghi, avvicino il sen. del M5S Airola, al quale chiedo la posizione che assumerà il Movimento nelle votazioni sulle unione civili. Ecco la sua risposta: “Se oggi dopo anni ci sono in discussione le unioni civili è sicuramente anche per l’impegno che abbiamo profuso sia in commissione che in aula per due anni. La legge importantissima per il paese è ora in mano ad Alfano che la demolirà proprio ora che si era aperta una vera e propria autostrada parlamentare con il presidente Grasso che ha proposto l’eliminazione dei canguri, del 99% dei voti segreti e la maggioranza di voti palesi, in modo che tutti possano rendersi conto che i numeri per una rapida approvazione della legge ci sono e che il Parlamento potrebbe per la prima volta in questa legislatura portare a casa una legge senza costrizioni governative”.

Se dovesse essere approvata la legge senza la “stepchild adoption” si profila un addio eccellente: la filosofa deputata Michela Marzano lascerebbe il PD.

Giovedì 25 alle 9,30 aprendo la seduta il presidente della Commissione bilancio, sen. Tonini (PD), ha riferito sui profili di copertura finanziaria del maxiemendamento. La relazione tecnica è stata bollinata dalla Ragioneria dello Stato. Gli oneri, che discendono dal minor gettito IRPEF per detrazione fiscali, dalle maggiori prestazioni per assegni al nucleo familiare e da maggiori prestazioni pensionistiche di reversibilità, sono stimati in 3,7 milioni di euro per il 2016 e crescono fino ad arrivare a 22,7 milioni di euro nel 2025. Alla discussione sulla fiducia hanno preso parte i senatori Alessandra Bencini (Misto-IdV); Paola Nugnes, Martelli, Puglia, Ciampolillo, Lucidi, Laura Bottici, Buccarella, Scibona, Airola (M5S); Bocchino, Uras, De Cristofaro, Cervellini, Campanella, Alessia Petraglia (Misto-SEL); Carraro, D’Alì, Malan, Gasparri, Caliendo, Anna Maria Bernini (FI-PdL); Orellana, Panizza, Buemi (Aut); Candiani, Erika Stefani, Volpi, Calderoli (LN); Mario Mauro, Giovanardi, Quagliarello (GAL); Maurizio Romani (Misto-IdV); Bruni (CR); Serenella Fucksia (Misto); Azzollini (NCD); Casson, Monica Cirinnà (PD). Secondo M5S il maxiemendamento è pasticciato e discriminatorio. Secondo SEL il prevalere di polemiche politiche e la posizione della questione di fiducia, rappresentano una sconfitta del Parlamento. Secondo FI-PdL il maxiemendamento non elimina la sovrapposizione tra unione civile e matrimonio, la discriminazione delle coppie eterosessuali conviventi. Secondo LN il maxiemendamento era irricevibile. Secondo GAL la procedura del ddl è illegittima. Secondo CR l’accordo di maggioranza è stato raggiunto scardinando le regole della dialettica parlamentare. Secondo Aut si sarebbe dovuto cercare fin dall’inizio una sintesi interna alla maggioranza. Secondo la maggioranza di NCD il maxiemendamento è un buon testo nelle condizioni date. Secondo la sen. Cirinnà (PD) il maxiemendamento è un buon risultato, sulla base dei numeri in Senato, ma rappresenta soltanto un primo traguardo della riforma del diritto di famiglia. Il sen. Casson (PD) ha annunciato a titolo personale la non partecipazione al voto per ragioni di merito e di metodo. Nelle dichiarazioni di voto hanno negato la fiducia i sen. Laura Bignami (Misto-X), Maria Mussini (Misto), Anna Cinzia Bonfrisco (CR), Centinaio (LN), Ferrara (GAL), Loredana De Petris (SEL), Nunzia Catalfo (M5S) e Palma (FI-PdL). In dissenso dal Gruppo, il sen. Villari (GAL) ha votato la fiducia. Hanno annunciato la fiducia i sen. Alessandra Bencini (Misto-IdV), Barani (AL), Zeller (Aut), Schifani (NCD) e Zanda (PD). In dissenso dal Gruppo, il sen. Sacconi (AP) non ha partecipato al voto per ragioni di metodo e di merito. Mentre in Aula è in corso la chiama per il voto finale sull’approvazione dell’emendamento interamente sostitutivo del ddl 2081 in materia di unioni civili, su cui il governo ha posto la questione di fiducia, ho ascoltato la senatrice Doris Lo Moro del Pd, che mi ha detto: “Si tratta di una legge importante, destinata ad avere effetti su migliaia di famiglie già esistenti. Sarà, dopo l’approvazione della Camera, la riforma più incisiva dopo quella del diritto di famiglia del 1975. Il paese reale, in cui i pregiudizi e le paure lasciano più facilmente di quanto si pensi spazio al rispetto e alla solidarietà, avrebbe richiesto forse più coraggio e la strada più giusta sarebbe stata l’estensione del diritto al matrimonio alle coppie omosessuali. Ma l’Italia politica non ha saputo cogliere quest’occasione che l’avrebbe messa in linea con l’art. 12 della Convenzione dei diritti dell’uomo che riconosce a tutti questo diritto. Si è scelto di tenere distinti il matrimonio eterosessuale e l’unione tra persone dello stesso sesso, con una scelta consentita dall’art. 9 del Trattato UE che ci ha immesso su un percorso tortuoso, stretti tra la scelta operata e l’obbligo di evitare rigorosamente ogni discriminazione. Il risultato è che le parti di un’unione civile hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri dei coniugi, senza alcuna significativa differenziazione e comunque senza alcuna discriminazione. C’è chi esulta perché nel testo non è previsto l’obbligo di fedeltà tra i partner. La verità è che, in un’epoca storica in cui non esiste più il reato di adulterio e in cui l’infedeltà in sè non produce effetti neanche ai fini dell’addebito della separazione, ha poco senso parlare di obbligo di fedeltà anche per le coppie eterosessuali. E non è un caso che la giurisprudenza abbia finito per dare un significato molto diverso da quello originario al concetto di fedeltà, ancorandolo non più a comportamenti di tipo sessuale ma al rispetto e alla considerazione che ciascun coniuge deve avere nei confronti dell’altro. Un testo senza obbligo di fedeltà non discrimina dunque le coppie omosessuali ma è semmai più coerente con i tempi che richiedono la necessità di rispettare la privacy e di non guardare dal buco della serratura delle case degli altri. Quello che conta – prosegue Doris Lo Moro – è che nel testo si riconosce pienamente e senza equivoci il diritto alla vita familiare, dato questo da cui non si potrà più prescindere. E della vita familiare fanno parte anche i figli. E’ questo l’aspetto più carente del testo licenziato dal Senato. Non si tratta di un aspetto che doveva trovare necessariamente spazio in questa legge. Resta il fatto che il tema delle adozioni e quello dell’adozione del figlio del partenr rimane senza una soluzione esplicita sul piano normativo. Intanto in centinaia di famiglie i figli delle coppie omosessuali continueranno a vivere la loro vita familiare, ad essere accuditi ed amati dai loro genitori che potranno ancora contare su una magistratura che ha meno pregiudizi della politica nel riconoscimento dei diritti. Continua la distanza tra il paese reale e quello che la politica riesce a rappresentare. L’impegno del Pd è quello di affrontare il tema della riforma delle adozioni in questa stessa legislatura per evitare l’errore che al riconoscimento dei diritti degli adulti faccia da contraltare la discriminazione dei bambini”.

L’Assemblea alle ore 18 ha approvato con 173 voti favorevoli e 71 contrari, il maxiemendamento interamente sostitutivo del ddl 2081 recante regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze di fatto, sul quale il governo aveva posto la questione di fiducia.

Il testo passa all’esame della Camera dei deputati. A votare la fiducia ci sono anche Denis Verdini e i suoi 19 senatori di Ala. Fatto che segna l’inizio di un appoggio esterno dei verdiniani alla maggioranza. Sei senatori di AP, Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Gabriele Albertini, Giuseppe Esposito, Aldo Di Biagio e Giuseppe Marinello, in dissenso dal gruppo, non hanno votato la fiducia al governo sulle unioni civili. La seduta è terminata alle 18,35. Quindi i Verdiniani sono stati determinanti perché senza i loro voti l’emendamento del governo non avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta del Senato (161 voti). Ora si apriranno nuovi scenari. Dura la nota del capogruppo del M5S Nunzia Catalfo che afferma: “Altro che unioni civili: oggi è il giorno del matrimonio Renzi-Verdini, con Alfano damigella d’onore. Dalla loro unione nasce un vero e proprio nuovo governo, ora aspettiamo solo la poltrona che Renzi porterà come regalo di nozze all’ex fedelissimo di Berlusconi, plurindagato per diversi reati”.

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