7 GIORNI IN SENATO/ di F. M. PROVENZANO/ La riforma piace solo a una parte del Pd e a chi… teme le elezioni anticipate

provenzanodi Francesco Maria Provenzano/

Lunedì 21 settembre non c’è Aula, perché si riunirà martedì per continuare l’esame sulla riforma del Senato, mentre la Commissione Ambiente è impegnata con il vaglio del ddl n. 1676, recante disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali, già approvato dalla Camera dei deputati. Sul ddl di revisione costituzionale in discussione a palazzo Madama il leghista Calderoli minaccia di presentare milioni di emendamenti. E’ in corso la direzione del Pd sulla riforma costituzionale, tema centrale di questi giorni, e su questo punto ho ascoltato il capogruppo al Senato del M5S Gianluca Castaldi, il quale mi ha detto: “Renzi basta! La Costituzione è di tutti, non è un giocattolo nelle tue mani. Il 73% degli italiani chiede di eleggere direttamente i senatori, e non vuole che siano nominati tra consiglieri regionali, magari indagati. La Costituzione è di tutti non è del presidente del Consiglio, che lancia diktat ai parlamentari, e minaccia di far convocare le Camere a suo piacimento, per poi autosmentirsi dopo cinque minuti da questa nuova e clamorosa gaffe”.

Per la riforma del Senato Renzi alla direzione del Pd, per raggiunger un accordo,  propone di resuscitare il lodo Tatarella.

Martedì 22 alle ore 9,32 l’Aula ha proseguito l’esame del disegno di legge n. 1429-B di revisione della Parte II della Costituzione recante la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Costituzione, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati. Il testo del ddl, giunto all’esame dell’Aula senza relatore, mira al superamento del bicameralismo perfetto (o paritario), differenziando la composizione e le funzioni del Senato; modifica il procedimento legislativo, che diventa monocamerale, tranne in casi limitati; interviene sul Titolo V, eliminando la competenza legislativa concorrente delle Regioni. La discussione generale, iniziata il 17 settembre e proseguita il 18, è continuata nella stessa seduta con gli interventi dei senatori Caliendo, Tarquinio, Marin, De Siano (FI-PdL); Micheloni, Turano, Moscardelli, Camilla Fabbri, Laura Puppato, Rosa Maria Di Giorgi, Lucherini, Santini, Mineo, Lo Giudice, Sonego, Corsini, Fornaro (PD); Cappelletti, Morra, Paola Nugnes, Gaetti, Crimi, Santangelo, Puglia, Endrizzi (M5S); Alessia Petraglia (SEL); Arrigoni, Tosato, Crosio, Divina (LN); Liuzzi, Zizza, Di Maggio, Bruni (CR); Compagna (AP); Falanga, D’Anna (AL); Maria Mussini, Campanella, Ivana Simeoni (Misto); Paola De Pin (GAL). I senatori del M5S hanno lamentato l’assenza di spirito costituente e di moderazione, mentre quelli della Lega Nord hanno ricordato che il ddl è approdato in Aula con un atto di forza, scavalcando la commissione. I senatori di FI-PdL, che avevano votato a favore del ddl nella prima lettura in Senato, hanno evidenziato lo strappo segnato dall’elezione del presidente della Repubblica e l’interruzione di un dialogo costruttivo sulla legge elettorale. I rappresentanti della maggioranza del Pd hanno espresso consenso alla riforma e si sono dichiarati fiduciosi nella possibilità di trovare un accordo. Per la minoranza del Pd, il senatore Mineo ha evidenziato la necessità di coinvolgere M5S e FI-PdL nel processo di riforma costituzionale. Secondo i senatori dei gruppo Misto-SEL l’ideologia dell’uomo solo comando è il filo che unisce la riforma costituzionale e quella della legge elettorale. I rappresentanti di Alleanza Liberalpopolare hanno annunciato sostegno alla riforma: il sen.aore D’Anna, uno dei critici più feroci in prima lettura, si è dichiarato disponibile ad evitare la caduta del governo ed elezioni anticipate. I senatori del gruppo Conservatori e Riformisti hanno, invece, espresso rimpianto per il fatto che il ddl non sia stato adeguatamente modificato in prima lettura.

Al termine della seduta fermo il senatore laziale del Pd Claudio Moscardelli, al quale chiedo un giudizio su questo ddl in esame. Ecco il suo commento: “Accuse di autoritarismo senza fondamento. La riforma costituzionale non incide sulla forma di governo e quindi non modifica i poteri del presidente del Consiglio. Forza Italia nel 2005 ha promosso una riforma poi bocciata dal referendum con cui attribuiva al capo del Governo poteri rafforzati e addirittura il potere di scioglimento delle Camere, poteri così ampli da non avere nessun esempio analogo nelle democrazie occidentali. Da sinistra, Sel ci dice che la legge elettorale maggioritaria rende la riforma costituzionale inaccettabile. Eppure nel 1996 erano d’accordo con la proposta dell’Ulivo sul Senato che è fotocopia dell’attuale e allora c’era una legge elettorale maggioritaria come il Mattarellum “!

Mercoledì 23, l’Aula si è riunita alle ore 9,31 riprendendo l’esame della revisione del Titolo V della Costituzione, nella discussione generale, che sta proseguendo in questa seduta, sono intervenuti Paola Taverna, Girotto, Sara Paglini, Martelli, Lucidi, Laura Bottici, Airola, Castaldi, Ornella Bertorotta, Rosetta Blundo, Elena Fattori, Ciampolillo, Cioffi, Daniela Donno, Elisa Bulgarelli, Cotti, Petrocelli, Scibona, Manuela Serra, tutti del M5S; Bertacco, Gasparri, Galimberti, Boccardi, Amidei, Minzolini, Piccoli, Floris, Mazzoni di FI-PdL; Cervellini, Barozzino, Stefano, Loredana De Petris di SEL; Mucchetti, Giuseppina Maturani, Tocci, Mirabelli, Verducci del PD; Perrone, D’Ambrosio Lettieri, Anna Cinzia Bonfrisco di CR; Laura Bignami, Maurizio Romani, Orellana del gruppo Misto; Candiani della Lega N; Quagliarello, Sacconi, Torrisi, Gualdani di AP; Mario Mauro di GAL.

Molti interventi hanno evidenziato che la riforma costituzionale non può essere il frutto di un accordo interno al Pd, ma dovrebbe essere ampiamente condivisa in Parlamento. Modi e contenuti del ddl rivelano una concezione proprietaria delle istituzioni: chi vince se ne impossessa. Il Senato è svuotato di funzioni e composto di nominati. Movimento 5 Stelle e Misto-SEL, in particolare, hanno ricordato che le attuali Camere sono state elette con una legge costituzionalmente illegittima: non dovrebbero quindi mettere le mani sulla Carta fondamentale. Il numero dei deputati non è ridotto; le numerose modifiche costituzionali, approvate negli ultimi anni, non hanno curato i mali del Paese ma, in taluni casi, hanno aggravato i problemi. Il superamento del bicameralismo perfetto, sulla cui opportunità vi è ampio consenso, è utilizzato come grimaldello per scardinare l’equilibrio dei poteri. Forza Italia ha criticato governo e maggioranza che hanno cercato soltanto accordi al loro interno. La Lega Nord ha rilevato che le modifiche costituzionali, approvate a colpi di maggioranza, sono indifferenti alla crisi economica e si basano su inganni, illusioni, compravendita di voti. Il sen. Mucchetti, della minoranza del PD, ha rilevato che, caduto il tabu dell’articolo 2, si va profilando un’ampia convergenza sull’elezione popolare dei senatori, ratificata dai Consigli regionali. I Conservatori e Riformisti hanno confermato la loro contrarietà ad un testo che non prevede l’istituzione di macroregioni, il ricorso all’elezione diretta del Presidente della Repubblica dopo il quinto scrutinio. Alleanza Popolare ha espresso apprezzamento per l’introduzione della clausola di supremazia statale e ha annunciato sostegno a proposte di modifica volte a ripristinare le funzioni del Senato.

Giovedì 24, l’Aula si è riunita alle ore 9,34 ed ha ripreso l’esame del ddl n. 1429-B, recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario e la revisione del Titolo V della Costituzione. Nella seduta di ieri si è conclusa la discussione generale, che è iniziata il 17 settembre. In replica il ministro per i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, ha ripercorso il lungo dibattito sulle riforme costituzionali, per sostenere che il ddl non è estemporaneo né approssimativo. Ha ricordato che il nuovo Senato non voterà la fiducia, avrà un ruolo di collegamento tra Stato e enti territoriali, manterrà la competenza legislativa in materia costituzionale, mentre nel procedimento legislativo ordinario avrà solo un potere di proposta. Secondo la ministro il ddl presentato dal governo è diventato in realtà la riforma del Parlamento, perché ha approvato 134 modifiche. La Boschi ha poi espresso fiducia nel confronto oltre il perimetro della maggioranza, criticando l’intenzione di Calderoli di presentare 82 milioni di emendamenti. Ha quindi rivolto un appello affinché nei prossimi giorni si trovi un’intesa ampia, che privilegi gli elementi condivisi: superamento del bicameralismo paritario, tempi certi per il procedimento legislativo, nuova ripartizione di competenze tra Stato e Regioni. Il governo, però, non accetterà veti, anche a salvaguardia della credibilità del Paese. Nell’illustrare una proposta di non passaggio agli articoli,  Calderoli della Lega Nord ha riconosciuto che gli emendamenti concordati all’interno della maggioranza segnano un qualche progresso sulla Corte costituzionale, ma rimane da sciogliere il nodo dell’elettività del Senato, chiarendo che i Consigli regionali si limitano a ratificare le scelte degli elettori. Anche  Loredana De Petris di SEL, nell’illustrare una proposta di non passaggio agli articoli, ha rilevato che l’emendamento firmato dalla senatrice Finocchiaro può servire a salvare l’unità del Pd ma non è risolutivo. D’Alì di FI-PdL ha avanzato una proposta di non passaggio articoli, invitando la maggioranza a fermarsi. Mario Mauro di GAL ha osservato che, se è stato trovato un accordo e si tratta di definirlo meglio, bisognerebbe tornare in Commissione.  Endrizzi del M5S ha ricordato le forzature che hanno contraddistinto l’iter del ddl e che non consentono di nutrire fiducia nella volontà di trovare un’intesa. Secondo  Anna Cinzia Bonfrisco  di CR l’articolo 2 del ddl è emendabile, le proposte di modifica della Finocchiaro sono apprezzabili, anche se non risolutive. Dopo gli interventi a favore di Divina  della Lega e Campanella del gruppo Misto e l’intervento contrario di Barani di AL, le proposte di non passaggio agli articoli sono state respinte con unica votazione.

La Conferenza dei Capigruppo ha approvato a maggioranza il calendario per il seguito della discussione del ddl costituzionale. Nella seduta unica di martedì 29 settembre saranno illustrati tutti gli emendamenti. Dal 30 settembre al 13 ottobre saranno votati gli emendamenti e il ddl nel suo complesso. In data da definire sarà discussa la Nota di aggiornamento al DEF 2015. Al termine della seduta Russo del Pd ha osservato che la presentazione di 85 milioni di emendamenti al ddl costituzionale pone problemi regolamentari. Ha chiesto quindi al presidente di verificare che tutti gli emendamenti siano stati firmati dai proponenti; diversamente, andrebbero dichiarati irricevibili. Il presidente del Senato Pietro Grasso avrebbe replicato durante la Conferenza dei Capigruppo, rivolgendosi soprattutto alla maggioranza del Pd, la seguente frase molto dura: ”Io non faccio il boia della Costituzione!”. Nella prossima settimana ci saranno altri giorni infuocati.

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