7 GIORNI IN SENATO/ Così i vari gruppi hanno manifestato fiducia e sfiducia al governo Gentiloni

 

Provenzano Francesco Mariadi FRANCESCO MARIA PROVENZANO

Domenica 11. Il presidente del Senato, Pietro Grasso ha ricevuto a Palazzo Madama il presidente incaricato, Paolo Gentiloni, subito dopo il conferimento dal capo dello Stato dell’incarico di formare il nuovo governo .

Lunedì 12. Consultazioni del presidente incaricato Gentiloni con le delegazioni dei partiti.

Martedì 13. In apertura di seduta il presidente Grasso  comunica le dimissioni del presidente del Consiglio Renzi e la composizione del nuovo governo presieduto da Paolo Gentiloni che, alle ore 12,30, ha depositato il testo delle dichiarazioni programmatiche rese alla Camera dei deputati. Il presidente del Consiglio incaricato, Paolo Gentiloni, ha definito il suo Esecutivo – nato dopo le dimissioni rassegnate da Renzi per la bocciatura referendaria della riforma costituzionale – un governo di responsabilità, garante della stabilità delle istituzioni, la cui durata sarà decisa dalle forze politiche. Pur nascendo in un contesto nuovo, l’Esecutivo si fonda sulla stessa maggioranza del precedente per l’impossibilità, emersa nelle consultazioni, di dare vita ad un governo di convergenza; il presidente auspica comunque apporti più larghi sui singoli provvedimenti. Tra le priorità del governo vi sono l’intervento nelle zone colpite dal terremoto e gli appuntamenti internazionali: l’ingresso dell’Italia nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l’assunzione della presidenza del G7, il Consiglio europeo dei prossimi giorni che si occuperà del rinnovo del regolamento di Dublino, della crisi siriana e dei rapporti con la Russia. Il nuovo governo rivendica continuità con le politiche degli ultimi tre anni, ma intende segnare una discontinuità sul piano del confronto pubblico, affrontando con maggiore determinazione il disagio della classe media e del Mezzogiorno e facilitando il confronto parlamentare per definire con urgenza regole elettorali certe e applicabili.

Mercoledì 14 la seduta ha inizio alle ore 9,35. Con 169 voti favorevoli e 99 contrari, l’Assemblea approva la mozione di fiducia al governo Gentiloni. Nella discussione, alla quale non ha partecipato il Gruppo M5S, sono intervenuti i senatori Barozzino, De Cristofaro, Mineo (SI-Sel); Compagna, Di Maggio, Tarquinio (CoR), Arrigoni, Candiani (LN); Mirabelli, Cecilia Guerra, Magda Zanoni, Marcucci, Tronti (PD); Mario Mauro, Giovanardi, Quagliariello (GAL); Carraro, Malan, D’Alì (FI-PdL); Buemi, Elena Cattaneo (Aut); Torrisi, Mancuso (AP); Serenella Fucksia, Uras (Misto).

Pur apprezzando il garbo istituzionale del Presidente Gentiloni, dopo le provocazioni e i diktat di Renzi, Sinistra italiana-Sel non può dare la fiducia ad un governo che, per composizione e contenuti, è la fotocopia del precedente.

Nel confermare un ruolo di opposizione, il Gruppo CoR, che è nato dalla contrarietà alla riforma costituzionale e all’Italicum, ha annunciato un contributo costruttivo sui provvedimenti volti ad affrontare le emergenze del Paese (lavoro, immigrazione, economia, Mezzogiorno) se il governo sarà rispettoso del Parlamento e disponibile al dialogo.

La Lega Nord ha promesso un’opposizione durissima al quarto Esecutivo non eletto dai cittadini che, ignorando il messaggio di venti milioni di cittadini, conferma i ministri più contestati, che avevano promesso (come Maria Elena Boschi) le dimissioni in caso di sconfitta referendaria.

Annunciando l’opposizione al governo, GAL ha criticato la classe dirigente del Pd, ripiegata su lotte intestine.

I senatori di FI-PdL hanno messo l’accento sulle macerie del Governo Renzi (sofferenze bancarie, debiti della pubblica amministrazione, province non abolite, mancanza di una legge elettorale per il Senato, conti pubblici dissestati, aumento della pressione fiscale, sanzioni alla Russia); hanno rilevato inoltre la necessità di una legge elettorale coerente con la forma di governo parlamentare. Il capogruppo Romani, in sede di dichiarazione di voto ha annunciato un’opposizione leale e ha lanciato una sfida: varare insieme alla legge elettorale la riforma dei partiti e la regolamentazione delle primarie per consentire al futuro Parlamento di svolgere legittimamente un ruolo costituente.

Il Gruppo Misto ha espresso apprezzamento per lo stile del presidente Gentiloni e per alcuni contenuti del programma.

La maggioranza del PD ha dichiarato un sostegno leale al governo, valorizzando il ritorno al confronto e tracciando un bilancio positivo del precedente Esecutivo. La senatrice Guerra ha annunciato una fiducia esigente, ponendo l’accento sul disagio sociale, sui limiti del Jobs Act e della politica dei bonus e sull’universalità del servizio sanitario; Tronti ha sottolineato la necessità di interpretare con gli strumenti della politica, anziché dell’antipolitica, il disagio sociale; il capogruppo Zanda, in sede di dichiarazione di voto, ha affermato che l’esito referendario lascia insoluto il nodo dell’adeguamento istituzionale del Paese per affrontare le sfide della competizione globale.

I senatori di AP, nell’annunciare la fiducia ad un governo con pieni poteri, hanno accusato di irresponsabilità le forze politiche che chiedono elezioni immediate, senza armonizzare i sistemi elettorali di Camera e Senato.

In replica il presidente del Consiglio Gentiloni ha annunciato fiducia e rispetto per le prerogative del Senato. Rispondendo alle critiche di continuità, ha ricordato che le dimissioni di Renzi non erano dovute e l’ipotesi di un governo di convergenza generale è stata respinta nelle consultazioni. Ha ribadito che il governo dovrà completare le riforme (giustizia, pensioni, lavoro) avviate negli ultimi anni, affrontando con politiche credibili i problemi dell’emarginazione sociale. Ha invitato, infine, le forze politiche che hanno avversato la riforma costituzionale in nome del ruolo del Parlamento a partecipare al confronto sulla legge elettorale, che il governo faciliterà e solleciterà. Hanno dichiarato la fiducia Alessandra Bencini (Misto-IdV), Manuela Repetti (Misto), Zeller (Aut), Laura Bianconi (AP), Zanda (PD).

Il senatore Monti (Misto), evidenziata l’inadeguatezza politica di Renzi, che ha cercato il referendum anziché lavorare in Parlamento per evitarlo, ha annunciato una fiducia condizionata ad una politica europea incisiva e meno rumorosa, al consolidamento dei conti pubblici, alla serietà dell’azione e dello stile di governo.

Hanno negato la fiducia  Laura Bignami (Misto), D’Ambrosio Lettieri (CoR), Centinaio (LN), che ha annunciato l’uscita dall’Aula del Gruppo, Mario Ferrara (GAL), Loredana De Petris (SI-Sel), Elena Montevecchi (M5S).

Secondo il Movimento 5 Stelle Renzi è il regista del nuovo governo che controlla attraverso il ministro allo Sport Lotti, con deleghe all’editoria e al Cipe, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi,  madrina della riforma costituzionale che ha bloccato il Parlamento per due anni.

Mazzoni (AL-A) ha annunciato la non partecipazione al voto di fiducia del Gruppo. In dissenso dal Gruppo, Amoruso (AL-A) ha annunciato voto contrario. In dissenso dal suo gruppo Sacconi (AP) ha annunciato la non partecipazione al voto.

Il governo ha ottenuto la fiducia con 169 voti favorevoli e 99 contrari.

Ho chiesto al senatore  Luigi Gaetti (M5S) un commento sul governo appena nato. Ecco la sua risposta: “Quasi venti milioni di italiani hanno sconfessato il lavoro di un governo che è rimasto in carica quasi tre anni. Ora quello che questa classe politica è in grado di fare è restaurare un governo cambiando di fatto solo il premier Renzi, sostituendolo con una sua fotocopia. Come se tutta la sua squadra fosse stata estranea a ciò che ha fatto tutto lui.  Se così fosse, non avrebbe senso che il neo premier Gentiloni abbia nominato le stesse persone, in quanto significherebbe che i ministri non contano nulla. Se invece contano, allora tutti dovrebbero prenderne atto ed andarsene a casa, cambiando mestiere. Governo e maggioranza senza pudore, senza dignità, arroganti, boriosi, che continuano in un solco che offende la democrazia e gli italiani. Come il precedente governo con la relativa maggioranza, continueranno nella privazione di capitali che vengono consegnati (o meglio regalati) agli amici, che ricambiano pagando loro la campagna elettorale, e rubando diritti ai cittadini. Questo percorso è destinato al fallimento e le masse di cittadini sempre più impoveriti non solo economicamente, ma anche culturalmente, decreterà la loro fine. Appare evidente che sarà solo una questione di tempo, speriamo che tutto avvenga in maniere pacifica, con regole democratiche!”.

La seduta è terminata alle 16,15. Il Senato torna a riunirsi martedì 20 dicembre, alle ore 16, con all’ordine del giorno le comunicazioni del Presidente sul nuovo calendario dei lavori, che sarà fissato dalla Conferenza dei Capigruppo, convocata alle ore 15 dello stesso giorno.

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