A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n. 166) di LUCIO DE SANCTIS/ Anno d’oro per veicoli pesanti e bus ma frenano gli industriali – Sono troppi i mezzi commerciali vecchi – Le elettriche in affanno – Il parco auto on line

di LUCIO DE SANCTIS

Un 2017 d’oro per pesanti e bus Nel 2017 in Italia le immatricolazioni di veicoli pesanti (e cioè con PTT – peso totale a terra – superiore a 16 tonnellate) per il trasporto merci sono state 23.802, con un aumento del 21,4% rispetto al 2016. Sempre lo scorso anno le immatricolazioni di nuovi autobus nel nostro Paese sono state 4.147, con una crescita del 30,7% rispetto all’anno precedente. Questi dati emergono da un’elaborazione del Centro Ricerche Continental Autocarro su dati Aci.

“Dal 2015 – sottolinea Alessandro De Martino, amministratore delegato di Continental Italia – le immatricolazioni di veicoli pesanti per il trasporto merci e di autobus fanno segnare dati positivi. Questo è un segno importante che testimonia come le aziende di trasporto, dopo gli anni difficili della crisi, abbiano ricominciato ad investire per accelerare il ricambio del parco di mezzi a loro disposizione, ricambio divenuto ormai necessario a causa dell’alto numero di mezzi vecchi, inquinanti e poco sicuri che sono ancora in circolazione nel nostro Paese”.

L’elaborazione fornisce anche una graduatoria delle regioni in base alla percentuale di crescita delle immatricolazioni. Come si vede dalle tabelle, in testa alla graduatoria delle regioni in cui le immatricolazioni di veicoli pesanti per il trasporto merci sono cresciute di più c’è l’Abruzzo (+44,5%), seguito da Friuli Venezia Giulia (+41,9%) e Molise (+37,9%). La graduatoria delle regioni in base alla crescita delle immatricolazioni di autobus, invece, vede primeggiare il Molise (+376,5%), seguito da Sardegna (+136,6%) ed Emilia Romagna (+112,1%). Diverse le regioni che presentano un saldo negativo, tra le quali si segnalano Valle D’Aosta (-63,2%), Abruzzo (-56,3%), Trentino Alto Adige e Basilicata (-16,7%).

Frenano gli industriali – Unrae ha elaborato le stime relative all’andamento del mercato dei veicoli industriali per il mese di marzo 2018.Tali stime indicano nel mese una riduzione delle immatricolazioni di veicoli con massa totale a terra superiore a 3,5 t, che si porta a -0,3% rispetto allo stesso mese del 2017 (con 2.385 unità contro 2.393). Il risultato è, però, anche il frutto del confronto con lo stesso periodo dello scorso anno che evidenziò un incremento dei volumi superiore al 30%. Il dato consolidato dei primi tre mesi del 2018 rivela un incremento del mercato pari a 11,9% rispetto allo stesso periodo del 2017 (6.680 unità contro 5.969).

Nel comparto dei pesanti con massa totale a terra uguale o superiore a 16 t si è registrato a marzo 2018 un -3,8% delle immatricolazioni rispetto al marzo 2017 (con 1.917 unità immatricolate contro 1.993), che aveva riportato un sostanzioso incremento a doppia cifra (+44% sul 2016). Per questo comparto, il consolidato dei primi tre mesi rispetto al corrispondente periodo del 2017 registra un +13,5% (5.543 unità contro 4.884).

“I dati rilevati a marzo – commenta Franco Fenoglio, Presidente della Sezione Veicoli Industriali di UNRAE – confermano le nostre perplessità circa il sostenuto andamento registrato a gennaio e febbraio e la previsione assolutamente cauta circa la possibile chiusura dell’intero anno 2018. Essi confermano, inoltre, il legame strettissimo tra andamento del mercato e disponibilità dei finanziamenti agli investimenti.

Pertanto l’UNRAE – conclude Fenoglio – ha in progetto un’azione di informazione destinata a riequilibrare la percezione di un’opinione pubblica che oggi appare piuttosto confusa sulle reali caratteristiche dei carburanti e una serie di iniziative nei confronti delle forze politiche che stanno dimostrando scarsa attenzione all’autotrasporto italiano, che pure svolge un ruolo centrale nell’economia del Paese”.

Troppi commerciali vecchi – Si era cominciato ad avvertire già il mese scorso il rischio di inversione del trend delle vendite in Italia di veicoli commerciali (autocarri con ppt fino a 3,5t), quando il mercato registrò un incremento più mite rispetto alla decisa crescita di inizio anno ma soprattutto dopo un 2017 che si era chiuso in flessione (-3,1%).

Era un trend prevedibile e infatti, secondo le ultime stime elaborate e diffuse del Centro Studi e Statistiche dell’UNRAE il mese di marzo ha registrato un risultato in controtendenza rispetto al primo bimestre, archiviando una flessione nelle vendite del -6,3% rispetto a marzo 2017, quando l’aumento fu del 13,3% rispetto al 2016. I dati riportano oggi 16.270 unità registrate per marzo 2018 contro 17.364 del marzo dello scorso anno. Questo risultato mantiene comunque il cumulato ancora in territorio positivo, avendo totalizzato 44.370 immatricolazioni nel gennaio-marzo 2018 contro i 43.041 veicoli dello stesso periodo dello scorso anno.

Unrae ha inoltre diffuso le proprie stime – aggiornate al 31 dicembre 2017 – del parco circolante dei veicoli da lavoro, che cumulano un totale di 3.760.000 unità.

“L’UNRAE – commenta Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE – si batte da tempo per il rinnovo del parco circolante che, secondo le nostre ultime stime, è composto ancora da circa 1/3 da veicoli ante Euro 3”. Nel grafico che vedete sono indicate le percentuali di veicoli dall’Euro 1 all’Euro 6. Secondo le ultime stime al 31/12/2017, i veicoli ante Euro 3 erano 1.246.500 pari al 33,2% del totale

Elettriche in affanno – Secondo i calcoli degli esperti, per contenere il riscaldamento medio del pianeta sotto i due gradi entro 20 anni si dovrebbe arrivare a 600 milioni di auto elettriche in circolazione. E invece al momento ce ne sono in giro per il mondo solo un paio di milioni, lo 0,2% del totale. In Cina lo scorso anno ne sono state vendute 652mila. Negli Usa, secondo mercato al mondo, grazie anche agli incentivi di Obama. nel 2030 le auto elettriche e ibride faranno il 50% del mercato. In Europa circolano più di 500 mila auto elettriche che sono però solo lo 0,9% del mercato.

In Francia il calo di vendite di auto a gasolio va a favore della benzina e restano al palo le elettriche e le ibride in forte calo (-22,3%). Questo a causa di una variazione nei contributi varati dallo Stato per il settore. Proprio in questi giorni la Francia ha annunciato l’intenzione di vietare i motori termici, ma nel 2040.

In Norvegia le auto elettriche e ibride vanno invece fortissimo: a marso sono state il 55% delle nuove immatricolazioni mentre I veicoli a benzina sono scesi al 20% e quelli diesel al 16%. Il governo norvegese favorisce le auto elettriche e ibride con forti incentivi e agevolazioni fiscali. Nel 2017 hanno rappresentato metà delle nuove auto vendute. Oslo vuole che al 2025 tutte le nuove auto commercializzate siano ad emissioni zero.

In Italia le elettriche rappresentano lo 0,1% del mercato: le ibride sono raddoppiate rispetto al 2016 ma benzina e diesel sono ancora sul podio. Da noi gli incentivi sono i più bassi d’Europa e per giunta le colonnine di ricarica scarseggiano. Ne dovevano essere montate 180, di quelle che permettono la ricarica in mezz’ora, sulle autostrade italiane, ma l’accordo tra Enel e Aiscat per ora non è decollato. Milano è in cima al podio e punta ad avere mille punti di ricarica entro due anni. Molti i progetti in campo, tra cui un bando di Regione Lombardia, fondi europei e incentivi specifici come l’ingresso gratuito in centro fino all’autunno del 2019.

ACI, il parco auto on line – E’ online su www.opv.aci.it il sito che l’Automobile Club d’Italia dedica all’approfondimento statistico del parco veicolare: uno strumento facile, flessibile ed affidabile per realizzare in modo semplice ed efficace le analisi sui dati del parco veicolare.
Il sito, richiamato anche nel portale www.aci.it, contiene i dati relativi alla consistenza del parco veicoli al 31 dicembre di ogni anno e permette ad analisti, studiosi e addetti della filiera automotive di elaborare statistiche e tabelle secondo le proprie esigenze, da scaricare nei formati piùcomuni (excel, csv e pdf). La presenza di grafici facilita in molte occasioni la descrizione e la comprensione dei dati.

I numeri oggi pubblicati descrivono lo scenario nazionale con variabili in termini di anno di riferimento e classificazione euro e categoria di veicoli. A breve saranno inoltre disponibili i dettagli territoriali, con tanti approfondimenti per regione, provincia e comuni capoluogo.

37 parking per VW inquinanti – Dopo aver pagato più di 7.4 miliardi per riacquistare circa 350mila veicoli diesel statunitensi a metà febbraio, la casa tedesca ha dovuto far fronte al problema del deposito delle automobili negli Usa. Come testimoniano le foto, VW dispone di 37 parking in tutti gli States che possono contenere fino a 300mila veicoli. Tra questi anche un ex stadio di football dismesso alla periferia di Detroit, un’ex fabbrica per la produzione di carta nel Minnesota e un enorme assolato appezzamento di terra nel deserto californiano nei pressi di Victorville. Una portavoce VW ha dichiarato di recente che la struttura di stoccaggio di Victorville è una delle tante che “garantiscono il deposito responsabile dei veicoli che vengono riacquistati seguendo i termini dell’accordo” in seguito allo scandalo Diesel.

I veicoli sono parcheggiati “provvisoriamente e regolarmente mantenuti in modo da assicurarne l’operatività e la qualità a lungo termine, di modo che possano essere rimessi sul mercato o esportati una volta che il legislatore statunitense abbia approvato le necessarie modifiche alle emissioni”.

In totale, in seguito alle azioni legali di acquirenti, dei gruppi ambientalisti, degli organismi di regolamentazione per l’ambiente e dei singoli stati, VW ha accettato di spendere più di 25 miliardi di dollari per riacquistare circa 500mila autovetture inquinanti solamente negli Stati Uniti.

Documenti giudiziari mostrano come al 31 dicembre scorso, la casa automobilistica tedesca abbia ricomprato 335mila veicoli diesel, ne abbia rivenduti 13mila e ne abbia distrutti 28mila.

Alla fine dell’anno scorso, VW ha “messo da parte” 294mila automobili in tutto il Paese. Entro giugno 2019 VW dovrà riacquistare o riparare l’85% dei veicoli coinvolti, oppure dovrà far fronte a ulteriori spese. A metà febbraio VW aveva emesso 437.273 lettere offrendo quasi 8 miliardi di dollari in spese di compensazione o per riacquistare le auto sotto accusa.

 

 

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