A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n. 125) di LUCIO DE SANCTIS

Panorama sulle elettriche 

Recenti ricerche scientifiche hanno consentito di realizzare una panoramica dell’auto elettrica aggiornata allo scorso anno. A questo studio dedichiamo dunque questa settimana una rubrica monotematica che fa il punto sui vari aspetti dell’argomento, a cominciare dalla quantificazione dei veicoli già in circolazione.

Le vendite totali -Complessivamente nel mondo sono state vendute nel 2016 circa 800.000 auto elettriche con una crescita del 40% rispetto al 2015, mentre in Italia ne sono state vendute appena 2.560, per un valore di 75 milioni di euro. Sono questi dati presentati dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano nel primo E-Mobility Report sul settore.

La Cina è il più grande mercato mondiale, con 225.000 auto elettriche vendute, ma anche gli Usa con 109.000 unità vendute e l’Europa con 151.000 unità dimostrano che questo mercato è in forte crescita.

Anlizzando i dati europei, emerge che quasi 1 veicolo europeo su 4 è olandese, la Norvegia segue con il 18%, mentre l’Italia arriva appena all’1% del mercato.

La quota di mercato delle auto elettriche italiane è circa un decimo di quella degli altri grandi paesi europei: in Germania le auto elettriche sono state circa lo 0,7% delle immatricolazioni totali, in Regno Unito l’1% e in Francia l’1,2%, divario che aumenta se paragonato ai Paesi europei nordici.

Quali tipologie – Ci sono due tipologie di veicoli:

Battery-Electric Vehicle (BEV), il veicolo elettrico puro, la cui propulsione deriva esclusivamente dall’energia prodotta da un motore elettrico alimentato da batterie che accumulano energia elettrica; Plug-In Hybrid Electric Vehicle (PHEV) che ha due fonti di energia che lavorano in sinergia: un motore elettrico e un motore a combustione interna convenzionale alimentato a benzina o diesel. In condizioni di regime la propulsione deriva dall’energia prodotta dal motore elettrico.

Le incentivazioni – Vi sono due macro-categorie di incentivi dedicati ai veicoli elettrici:

Gli incentivi diretti all’acquisto con agevolazioni al momento dell’acquisto; esenzioni dall’IVA; detrazioni fiscali;

Gli incentivi diretti all’uso e alla circolazione come esenzioni dall’imposta di circolazione; detrazioni sulle tariffe (pedaggio autostradale…); riduzione del costo dell’energia.

L’utente di un’auto elettrica gode di una riduzione del prezzo dell’energia utilizzata per ricaricare la batteria del suo veicolo.

In Norvegia gli incentivi legati all’e-mobility sono particolarmente generosi, circa 20.000 € per i BEV e 13.000 per i PHEV, il doppio rispetto all’incentivo medio erogati dagli altri paesi.

L’Italia, anche in questo caso – è molto indietro con gli incentivi più bassi, circa 3.000 € per un BEV e 2.000 per un PH

I punti di ricarica – Sono 1,45 milioni i punti di ricarica nel mondo a fine 2016 rispetto agli oltre 800.000 punti del 2015, le colonnine pubbliche rappresentano oggi circa il 13% mentre quelle private hanno trainato il settore, con una crescita di oltre 600.000 punti di ricarica nel corso del 2016.

Se si guarda alla distribuzione geografica, per le colonnine private sono gli USA a guidare la classifica con oltre il 32% del totale delle installazioni a fine 2016, seguiti dalla Cina e dal Giappone, nel settore pubblico invece la Cina è sul primo gradino del podio con il 31%, seguita da USA e Giappone.

In Europa sono stati installati complessivamente 70.000 punti di ricarica pubblici (37%) e circa 400.000 privati (30%).

L’Italia, con un indice di 0,66 veicoli elettici/punti di ricarica, è il fanalino di coda: 7.000 -7.500 privati (circa l’80%) e 1.750 pubblici (20%).

All’inizio le colonnine di ricarica dei veicoli elettrici sono state installate solo dalla pubblica amministrazione, oggi anche la grande distribuzione, i centri commerciali e le strutture ricettive. Nel 2017, i gestori di carburante sono tra i soggetti interessati più alla infrastrutturazione elettrica. Questo è un segnale che potrebbe permettere all’Italia di guadagnare una posizione di prestigio nel panorama internazionale della modalità elettrica.


Incentivi e Piano Nazionale
– Ci sono due categorie di incentivi dedicati all’e-mobility e all’infrastruttura di ricarica elettrica: gli investimenti diretti, la pubblica amministrazione partecipa direttamente allo sviluppo della rete di ricarica, finanziando con fondi pubblici progetti in questo ambito; le agevolazioni fiscali, il soggetto privato che sviluppa un’infrastruttura di ricarica può portare in detrazione una parte dell’investimento sostenuto e negli anni successivi potrà godere di un rimborso fiscale. Possono essere applicati indistintamente per incentivare l’installazione di punti di ricarica pubblici o di ricarica privati.

Il Piano Nazionale Infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica (PNIRE), redatto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, guida lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica con l’obiettivo al 2020 di 4.500 -13.000 punti di ricarica (con una potenza pari o inferiore a 22 kW) e di 2000 – 6000 “high power” (che in pratica diventa superiore a 22 kW).
Per il suo finanziamento è stato istituito un apposito fondo la cui dotazione finanziaria è pari a 33,5 milioni.

Il decreto legislativo di attuazione della Directive Alternative Fuel Initiative (DAFI) prevede che – dal 1° giugno 2017 – i Comuni potranno rilasciare il titolo abilitativo edilizio per gli edifici di nuova costruzione ad uso non residenziale con superficie superiore a 500 m2 e per gli edifici residenziali di nuova costruzione con almeno 50 unità abitative solo se sarà contemplata la predisposizione per la ricarica dei veicoli elettrici.

Perché in Italia l’e-mobility non decolla? “Innanzitutto, la ridotta capacità, almeno sino ad ora, di attrarre finanziamenti privati accanto a quelli pubblici per sviluppare le infrastrutture di ricarica. Si è passati da una fase iniziale in cui addirittura il 95% dei finanziamenti erano pubblici all’ultima rilevazione che vede tale quota scendere ‘solo’ al 72%. Inoltre, manca una visione di sistema e l’interoperabilità tra le infrastrutture di ricarica gestite da operatori differenti” ha sottolineato Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy & Strategy Group. In fondo basterebbe seguire le orme della piattaforma tedesca Hubject –  fondata nel 2012 da BMW, Bosch, Siemens, Daimler- che conta 240 partner in 17 paesi differenti, connettendo circa 40.000 punti di ricarica in tre continenti (Europa, Asia e Oceania).

Per concludere, nella tabella Anfia che pubblichiamo, tutti i numeri più recenti delle immatricolazioni auto per alimentazione in Italia nelle quali spicca la modestissima cifra relativa alle auto elettriche

Commenta per primo

Lascia un commento